Illustre anglista influenzata dalla psicologia di Shakespeare
Anglista di fama internazionale, si è dedicata in particolare alla traduzione e allo studio di Shakespeare, ricavandone una particolare tensione nell'analisi psicologica di molti personaggi che appartengono alla sua ricerca saggistica come a quella che coinvolge il creativo. Quest'ultimo sviluppato e ampliato lungo percorsi e tracciati in cui il tessuto della narrazione viene di continuo elaborato sul filo di ricognizioni e indagini a confronto, anzi la compatizione fra gesto esterno e riscatto interiore. Uno studio sviluppato in questa direzione si ritrova in «Nomi» del 1986 poi ampliato dieci anni dopo, dove si ritrovano profili a cielo aperto su autrici della letteratura moderna e contemporanea. Alla narrativa pura si è dedicata più volte, con risultati di un certo interesse, poiché le radici saggistiche del suo raccontare la conducono verso soluzioni narrative talvolta molto singolari e ben distanti dai luoghi comuni di tanta letteratura contemporanea. Lo comprovano «La bocca più di tutto mi piaceva» del 1996, «Due volte la stessa carezza» dell'anno successivo, «L'amor vile» del 1999 e «Lo specchio di Elisabetta» del 2002. Tutti romanzi dominati da una ricerca attenta e inquieta, un sondaggio al fondo buio dei segreti dell'uomo soggetto. W. M.