Guerra tra nemici e amici del Cristo storico
La rivista annuncia che «è la prima prova archeologica dell'esistenza del Messia». Giugno 2003. Una commissione di esperta dell'Israel Antiquities Authority, l'equivalente della nostra sovraintendenza archeologica, afferma: l'urna è autentica ma l'iscrizione che attribuisce i resti a Giacomo è falsa». Dicembre 2003. La Biblical Archaelogy Review replica e conferma sia l'autenticità dell'urna sia all'autenticità dell'iscrizione aramaica. Al di là delle esagerazioni positiviste del dibattito («prima prova archeologica dell'esistenza di Gesù») si comprende come propendere per la veridicità o la falsità dell'iscrizione comporta conseguenze di grande portata storica (oltre che dogmatica) e darebbe una prova in più a quelle, ormai inconfutabili, dei frammenti qumranici del Vangelo di Marco datati intorno al 60 d.C., in periodo dunque apostolico (e non nel 125 d.C. come il giornale alfiere del laicismo italiano ancora afferma). Il collega Lamaire che ha firmato l'articolo della Biblical Archaelogy Review si chiede come mai la tesi della veridicità dell'iscrizione trova rigide opposizioni tra l'altro non spiegabili né dimostrate (se non dalla goffa spiegazione che a coprire l'iscrizione sarebbe polvere recente mista d'acqua, senza entrare nel merito della datazione del carbonio 14). Una spiegazione l'avrei, e non è neppure il timore o la speranza di confermare la veridicità storica di Gesù di Nazareth ma il timore e la certezza (espressa da varie componenti) di dover constatare ancora una volta la realtà storica del giudeo-cristianesimo, la grande comunità cristiana gerosomolitana le cui tracce pervengono fino all'invasione islamica della Palestina. Questa comunità formata esclusivamente da convertiti alla predicazione di Gesù di nazionalità giudaica e di scuola farisaica, e di cui è traccia abbondante nelle lettere di San Paolo ai Galati e ai Romani, negli Atti degli Apostoli ebbe come primo capo (con il nome di patriarca e non a caso tutti i suoi successori si chiamarono con questo titolo) proprio il Giacomo di cui è stato trovato ora l'urna e la cui lettera apostolica testimonia la comunità giudaico-cristiana che fu condannata dal resto dei discepoli di Gesù che furono a loro volta condannati da Giacomo e dai suoi discepoli San Paolo in testa. Di quella comunità si persero le tracce fino a che nel 1953 sulle pendici occidentali del Monte Oliveto i due studiosi Bagatti e Saller misero in luce un sepolcredo gebuseo del XIII secolo a. C. e un sepolcreto del secolo I dell'era volgare, appunto giudeo-cristiana. Il giudeo-cristianesimo diede vita ad un'infinità di sette, tutte testimoniate da un'ampia letteratura, del primo Cristianesimo, come gli Audiani, gli Arcantaci, gli Elxaidi, gli Ebionidi, i Nicolaidi, i Nazzarei, testimoniando così come la predicazione di Gesù avesse grande diffusione nella società ebraica e che fu dichiarata eretica dagli Ellenocristiani. Sono gli Ellenocristiani che si oppongono ora alla veridicità della scritta sull'urna di Giacomo or ora trovata a Gerusalemme, sembra che dica Lamaire, e chi scrive concorda pienamente con lui.