L'impero della comunicazione ha fatto bene alla politica
Lavoravo da circa un anno, con altri tre o quattro compagni della mia età, nella piccola redazione napoletana di Paese Sera. Discutemmo per un pezzo dei suoi possibili effetti e alla fine concludemmo che quell'aggeggio avrebbe prodotto un bel po' di disastri anche e forse soprattutto nella comunicazione politica. Invece è proprio questo il campo che probabilmente ne ha tratto i maggiori vantaggi. E a dimostrarlo dovrebbe bastare un confronto fra la natura e gli effetti di quello che oggi, in tutti i paesi del mondo, è ormai il principale veicolo di informazione politica (il discorso politico dal video di ogni specie e forma: telegionale, teleintervista, teledibattito, talk-show, spot propagandistico e simili) e la natura e gli effetti dell'istituzione che assolveva la medesima funzione prima della deprecata età televisiva. Ebbene, qual era una volta, un po' dappertutto nel mondo, per la grande maggioranza degli uomini e delle donne, il grande e a volte unico luogo di partecipazione politica? Era, ovviamente, il comizio in piazza. Il quale, indipendentemente dal colore delle bandiere che garrivano sui suoi palchi, fu ed è tuttora (nella misura in cui il triste rito sopravvive ancora oggi) una demagogica sagra di armenti di fanatici gregari disposti in primo luogo ad aspettare pazientermente per ore l'arrivo degli oratori davanti a una tribuna imbandierata, sotto il fiotto incessante delle parole d'ordine e degli inni di partito vomitati dagli altoparlanti gracchianti, e in secondo luogo decisi ad ascoltarli in silenzio per altrettante ore, essendo loro concesso soltanto, dalla struttura stessa dell'evento, il dovere di ascoltare e di applaudire la parola dei loro capi bercianti a turno dal palco. C'è davvero in tutto questo qualcosa che meriti di essere rimpianto o comunque preferito alla discretissima scena, perfettamente privata, perfettamente domestica, perfettamente pacifica, perfettamente borghese, del cittadino che seduto davanti al proprio televisore, solo o circondato dai suoi cari, ed eventualmente dai suoi amici, decide di ascoltare, sempre che ne abbia voglia, questo o quell'altro degli innumerevoli discorsi politici in circolazione nel suo villaggio elettronico, di ogni possibile orientamento e stile, da quello più sobrio ed elegante a quello più volgare e imbonitorio, restando libero dal principio alla fine, non appena si sia stufato, di tappare la bocca a qualsiasi tribuno spegnendo di botto l'apparecchio, o saltando in un altro canale?