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di GIANCARLO CALZOLARI LENTAMENTE, attraverso mille ripensamenti, un millennio prima dell'avvento ...

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Questa trasformazione, di straordinario interesse ai fini della comprensione dei meccanismi evolutivi dell'antico Lazio è testimoniata dalla mostra in corso nel Museo dell'Agro Veientano nel comune di Formello, dove, ancora oggi, sono evidenti numerosi cunicoli etruschi che, come una misteriosa rete, collegavano l'abitato attuale, sorto però intorno all'anno mille dopo Cristo, con il territorio veientano vero e proprio. Si sa però che questi cunicoli, probabilmente gigantesche opere idrauliche, caratterizzano tutta l'Italia etrusca, da Ferrara sino a Chiusi («il labirinto di Porsenna») e poi ancora fino a Cerveteri e Veio. Uno dei reperti più curiosi è sicuramente l'urna funeraria in terracotta (foto) che riproduce esattamente la capanna, dentro la quale venivano cremati i defunti. Ebbene sul tetto di questa urna cineraria, campeggia con bella evidenza una croce uncinata d'infausta memoria, ma che è anche uno dei più antichi simboli solari, diffuso in tutto il pianeta, in particolare in Asia ed anche in Etruria, come è testimoniato da altri ritrovamenti. La svastica rappresenta il sole con i suoi raggi ed in questo caso è forse una metafora della rinascita futura. Sempre i lavori preparatori della mostra hanno permesso di dare una risposta importante alla leggenda della fondazione di Roma, secondo cui la città venne delimitata dai solchi tracciati con un aratro trainato da una coppia di buoi. Lo scavo stratigrafico effettuato nella piazza d'armi di Veio nel territorio di Formello sembra attestare che questo rito era ancora vivo almeno nel settimo secolo avanti Cristo.

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