Roma ora è un poker con delitto
«Ho setacciato la città guardandola con gli occhi di Antonioni»
«Il cartaio», di Dario Argento, segna il ritorno per il «re dell'horror» ad un genere più soft, quello del classico giallo. È la storia di un serial killer che usa il videopoker clandestino per lanciare una sfida alla polizia: per ogni mano di poker vinta ucciderà una donna. Argento, come è nata la sceneggiatura de «Il Cartaio»? «Un giorno, mentre giravo per Londra mi sono imbattuto in uno di quei locali di videopoker. Mi colpì la foga con la quale tanta gente era intenta a giocare. Una cosa inconcepibile per me. Non mi appassiona neanche la briscola e da bambino mi addormentavo sul tavolo della tombola». Che rapporto c'è tra il male ed il mondo dell'informatica, elementi base del suo film? «Nessuno. Il male per espandersi non ha bisogno della rete, o di altri mezzi di diffusione. Ti può raggiungere in un qualsiasi momento». Quali sono state le scene più difficili? «Un po' tutte. Mentre giravo, al mattimo mi alzavo dal letto con gli incubi al solo pensiero di dover realizzare altre scene. Abbiamo sempre utilizzato luci naturali, avevamo sei lampioni finti che portevamo in giro per Roma, negli angoli più bui, improntando al momento una sorta di servizio comunale». Un rapporto strettissimo, il suo, con la Capitale. Riesce a dare una visione della città molto particolare. «Diciamo che mi sono ispirato ad Antonioni, che ammiro molto e che riesce sempre così bene a rappresentare i paesaggi. Devo però aggiungere che ho imparato a conoscere meglio la Città Eterna dopo aver collaborato ad un progetto a scopo benefico che mi ha portare ad esplorarla in lungo ed in largo, riuscendo a cogliere nel suo interno tante realtà diverse. Tra Parioli e Monteverde, ad esempio, ho notato differenze enormi, anche nella gente. Nel modo di vestire e nel parlare un dialetto diverso». E la periferia? «Occorrerebbe rivalutarla portandoci teatri e sale cinematografiche. Possiede così tanti spazi verdi dei quali si potrebbe godere. Il centro storico è diventato ormai soffocante ed inabitabile». Torniano al film. Vuole dirci qualcosa sugli attori? «Lavorare con Stefania Rocca (nella foto con Argento), Liam Cunningham, Silvio Muccino, Claudio Santamaria, Adalberto Maria Merli e mia figlia Fiore è stato un piacere. Ma non è stato sempre così. Dopo avere girato il mio primo film, L'uccello dalle piume di cristallo, Tony Musante mi voleva picchiare, una sera è venuto anche a cercarmi a casa per affrontarmi. Continuava a suonare il campanello come un pazzo, sono rimasto in silenzio facendo finta di non esserci».