CONTRO BUSH
È un esempio e un modello. Per questo e per molti altri motivi, ora non gli dirò che sbaglia. Vorrei qui, intanto, solo precisare alcune cose. Anzitutto: non sono affatto antiamericano. Se poco mi piace della politica statunitense, molto apprezzo e ammiro della sua cultura. Credo tuttavia che nella tendenza troppo frequente degli statunitensi di sentirsi nel vero e nel giusto vi sia un'origine profonda di tipo puritano: il sentirsi il Popolo Eletto, gli «Rappy fews» il mio «destino manifesto» permette loro di coniugare sempre interesse nazionale e Bene obiettivo. Questo mi preoccupa, anche perché so che la storia degli Stati Uniti, dalla «dottrina Moroe» dal 1823 a oggi, è sempre stata un progressivo ampliamento del proprio «cortile di casa», dal continente americano al mondo intero. Convengo con Gianfranceschi nell'individuare la stretta filiazione culturale e storica degli Usa dall'Europa. Ma so bene che essa non è andata disgiunta da un antieuropeismo profondo; e che la vicinanza tra certe tesi conservatrici americane e la «rivoluzione conservatrice» europea, per il tramite di Hobbes e di Burke, è solo parte del panorama politico della Destra americana. Gianfranceschi pensa a Russell Kirk; ma il pensiero «neoconservatore» dei Kristol, dei Perle, dei Kagem e dei Wolfowitz, d'origine trotzkista, è tutt'altra cosa. E non mira solo a sottomettere il mondo all'unilateralismo americano: mira a distruggere la nazione di diritto pubblico e di diritto internazionale, ad assoggettare la terra a un gruppo di multinazionali dei quali l'attuale governo statunitense è «comitato d'affari». Nel caos del mondo attuale, l'ordine voluto da Bush (quello dello scontro di civiltà e della «guerra infinita») è un rimedio peggiore del male, che tende non a guarire, bensì a cronicizzare la piaga terroristica in modo da farsene alibi per interventi sempre più allargati e sempre più brutali. Che cosa voglio, quindi? L'ordine: come Fausto. Un ordine che sia anzitutto giustizia: perché il terrorismo trova le sue reclute disperate tra le vittime dell'ingiustizia e della sperequazione. Un ordine che sia restaurazione della dignità e dell'autorevolezza dell'Onu, che il governo Bush ha umiliato ed esautorato con la sua politica unilaterale e che non ha alcuna intenzione di contribuire a riformare: mentre invece è necessario riformarlo e restituirgli autorità e credibilità. Credo che il mondo abbia bisogno di una gestione multilaterale nella quale l'Europa unita abbia finalmente il suo ruolo. Una parte della politica americana è decisa ad affossare il progresso dell'unità europea, e fino ad oggi ci è riuscita: con la complicità soprattutto di Blair, di Aznar e di Berlusconi. Ma il cammino per la creazione di un'identità unitaria europea dovrà riprendere. E osservatori statunitensi attenti, come Kupchan, sono convinti che un equilibrato ordine mondiale non potrà scaturire se non da una collaborazione fra Usa ed Europa unita che non sia però soggezione e subordinazione di questa a quelli. Ma per tutto ciò bisogna anzitutto uscire dall'equivoco delle guerre neocoloniali travestite da guerre giuste e degli interessi della Hallibuston e della Carlyle travestiti da Impero del Bene.