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Il CdA: «Resa dei conti dopo la batosta ai film Rai» Nel totonomine i nomi di Giannini, Montaldo, Muller

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La raffica di polemiche attorno alla riforma della Biennale viene così sintetizzata dal sindaco della città Paolo Costa: «Il cinghialone intorno al quale tutti corrono è la Mostra del Cinema». Ma c'è anche chi è più duro e sostiene che siamo alla resa dei conti in stile western dopo l'imbarazzante sconfitta dei film italiani di settembre. A «rischiare il posto» è il direttore della Mostra del Cinema De Hadeln e già si fanno i nomi dei possibili successori: Giancarlo Giannini, Marco Muller e Giuliano Montaldo. Ecco i fatti: mercoledì scorso la commissione Cultura della Camera approva la bozza di legge sulla riforma modificando, secondo alcuni in maniera profonda, il testo del ministro per i Beni e le attività culturali, Giuliano Urbani. I cambiamenti, supervisionati dal presidente della commissione Ferdinando Adornato, accolgono le richieste dell'opposizione, del sindaco di Venezia Paolo Costa e del presidente della regione Galan. Non creano problemi al ministro (nonostante l'opposizione canti vittoria) che si dice soddisfatto: «Ho accolto senza difficoltà le modifiche, anche perché riguardano aspetti secondari», afferma Urbani. Aggiunge che si mantengono i tre obiettivi principali: la patrimonializzazione, l'ingresso dei privati, il miglioramento della «governance». Allora sono tutti soddisfatti? Non proprio. In molti (tra gli altri il presidente del Veneto Galan) hanno fretta di vedere riconfermati i direttori delle varie sezioni, primo tra tutti quello del Cinema: Moritz De Hadeln. La conferma dovrebbe avvenire nella riunione del consiglio di amministrazione di lunedì 22. Ma le cose non andranno così. Giovedì il ministro Urbani invia un telegramma molto formale che annuncia la conclusione dell'iter della legge per la Biennale al direttore Franco Bernabè che disdice il consiglio del 22. Insomma, sembra dire Bernabè, qui mi dicono che le regole del gioco cambiano e che le bocce devono stare ferme. Ieri si scatena il terremoto. «È un fatto inaudito. Siamo in presenza di un vero e proprio golpe del ministro Urbani», tuonano i Ds e ne chiedono (ovviamente essendo opposizione) le dimissioni. Ma cosa sta accadendo? Questa la tesi del consigliere di amministrazione nominato dalla Regione Veneto, Valerio Riva: «Dopo la mancata premiazione del film di Bellocchio, prodotto dalla Rai, è cominciata la gigantesca offensiva per buttare giù questo cda e il suo presidente, sgradito solo per questa ragione, e sostituirlo con uno più docile. Vogliono - aggiunge Riva - utilizzare la Mostra del Cinema come vetrina per certi film sostituendo così il Leone con il Telegatto». Insomma De Hadeln non andrebbe più bene a Urbani che lo ha scelto per quel ruolo. Una vicenda che sembra ricordare quella di Sgarbi, voluto dal ministro come sottosegretario prima della clamorosa rottura. Insomma il «cinghialone» più che la Mostra nel suo complesso sembra essere il direttore della Sezione Cinema De Hadeln. E il cinema italiano offeso nell'onore già pregusta il sapore delle salsicce.

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