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Preston: «Ecco i segreti dei Beatles»

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Più approfondita quella con i quattro di Liverpool, a cui aggiunse un tono "black" all'interno di classici come «Get back» e «Don bring me down». Anzi, a tutt'oggi Preston è l'unico artista ad aver ottenuto il credito sulle copertine dei dischi del gruppo: «I Beatles con Billy Preston» è esposto in ogni collezione sixty che si rispetti. Dopo aver collaborato con artisti afro-americani di svariate generazioni (Ray Charles, Quincy Jones, Little Richard, Aretha Franklin, Sly Stone, Jackson Five, Sam Cooke, Sammy Davis Jr.), Preston, fresco ospite del nuovo disco di Eric Clapton, si esibirà questa sera al Caffè Latino ospite della formazione di Marco Rinalduzzi. Un'occasione informale per riproporre il grande e immortale repertorio dei Beatles. Mr. Preston, cosa ne pensa di «Let it be... naked», lo storico disco a cui collaborò riproposto senza la sezione d'archi? «Ho amato molto la versione originale con gli archi di Phil Spector, ma devo dire che ho trovato affascinante anche la nuova versione». Come ha conosciuto i Beatles? «Fu ad Amburgo, nel 1962, allo Star Club. Loro erano agli inizi, io ero lì con Little Richard, uno dei loro idoli. Erano quattro ragazzi appassionati, rapiti dalla musica. Andavano anche a dormire con le chitarre». Con chi legò maggiormente? «Con George Harrison. Fu lui, dopo avermi ascoltato con Ray Charles, a volermi nel progetto. Con George eravamo fratelli. Ma ho sempre ammirato la musicalità di John Lennon. Era lui il capo. Ora faccio parte della band di Ringo Starr». Lei ebbe occasione di collaborare anche con i Rolling Stones; ma ci fu un diverbio fra Mick Jagger, che avrebbe preferito Elton John e Keith Richard che puntò su di lei. Come andarono le cose? «Effettivamente Keith preferiva un suono più black e dunque pensò a me. Strano, perché anche Jagger è sempre stato un cultore della musica nera». Lei ha avuto anche delle profonde influenze jazzistiche. Quali sono stati i suoi maestri? «Molti, a cominciare dalla mia infanzia gospel. Ma vorrei indicare prima di tutto Miles Davis e Quincy Jones. Come pianisti i miei riferimenti stilistici riconducono alle lezione di Ramsey Lewis e Les Mc Cann». A proposito dei Beatles: l'ultima notizia riguarda Yoko Ono, che ha tolto la firma di Paul Mc Cartney dal brano «Give peace a chance». Cosa ne pensa? «Tutti sanno che quella canzone è solo di John. Ma Paul potrebbe fare lo stesso con quelle che ha scritto da solo. Secondo me sono stati due grandissimi amici e complici, oltre che due fenomeni. Le cattiverie sono venute dopo. Non certo a causa loro».

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