di ONORATO BUCCI È BEN noto il dibattito intorno al concetto di Grazia nella tradizione ...
La giustificazione della salvezza «solo per grazia» proclamata da Paolo di Tarso ha dato luogo a discussioni senza fine soprattutto nei rapporti fra Luterani e Cattolici e diamo quindi il benvenuto ad ogni studio che riflette sulle radici di questo tema come è quello di Emanuela Zurli, la giustificazione «solo per grazia» negli scritti di Qumran che si è presentata ieri a Roma, all'Università Gregoriana, e dove si dimostra che la giustificazione «solo per grazia» era già stata espressa nei Rotoli del Mar Morto e prima che venisse proclamata da Paolo di Tarso. Sottolineiamo il verbo proclamare per Paolo di Tarso e non formulare perché Paolo ha proclamato dai tetti (com'era in uso negli Apostoli) un insegnamento antico, presente nei Salmi dell'Antico Testamento in cui si riconoscono i gratuiti benefici di Dio. Del resto Paolo proclama se stesso di essere fariseo e di appartenere alla scuola di Gamaliene ed è ovvio, di conseguenza, che il legame con le radici rabbiniche sia nei fatti. Quella parte della scuola farisaica a cui apparteneva Paolo influisce quindi non poco nei Sinottici dove troviamo proclamati gli elementi — che saranno poi svolti nella sintesi dottrinale della Grazia - come la paternità di Dio. E il pensiero delle scuole rabbiniche indirizzate in tal senso influisce non poco anche nel quarto vangelo lì dove si parla del Verbo eterno (il Logos) che «illumina tutti gli uomini», che «è pieno di grazia e di verità della cui pienezza noi tutti abbiamo ricevuto». Si arriva così a Paolo che fissa definitivamente il doppio ordine di cognizioni, naturale l'uno e soprannaturale l'altro, rivelato da Dio, la volontà salvifica di Dio rispetto a tutti gli uomini, la missione misericordiosa di Cristo, la gratuita elezione e quindi giustificazione, l'efficacia e la verità dei carismi, la necessità e la potenza della mozione divina negli atti salutari. Ecco dunque come si giunge anche alla seconda lettera di Pietro in cui si dice che noi diventiamo consortes, ossia partecipi della divina natura, partecipazione che è designata anche come figliolanza adottiva e quindi unione con Dio che abita per questa ragione nell'anima di ognuno di noi conferendole così il diritto all'eredità divina, cioè alla felicità. Ed è proprio su questo tema che Lutero ma anche prima gli agostiniani avevano riflettuto. Un tema che passa così al protestantesimo. Del resto, con questa scuola la chiesa cattolica ha dovuto sviluppare i rapporti. Le radici giudaiche del giustificazionismo di Paolo, quindi, sono ben dimostrate da tempo. Il fatto che il tema della giustificazione «solo per grazia» sia presente negli scritti di Qumran conferma semmai la stretta connessione fra il pensiero del Nazareno e quello del Maestro di Qumran, entrambi eretici rispetto al giudaismo ufficiale delle scuole farisaiche. Ma questo, si comprende bene, è un altro discorso, e nulla ha a che vedere con la radice giudaica del giustificazionismo, di cui sapevamo da tempo.