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di RAFFAELLO UBOLDI LA STORIA come una fisarmonica, che ciascuno allarga o restringe a seconda ...

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Per gli arabi la storia parte da Maometto, quello che c'era prima non viene tenuto in considerazione alcuna. La Russia di oggi si rifà agli zar in modo altrettanto acritico di quando teneva in gran conto solo Lenin o Stalin. La storia insomma come un supporto della politica contingente, e dell'ideologia dominante. È questa la conclusione delle giornate di studio su «Insegnare la storia in un mondo globale», tenute nella sede del MACRO (Museo d'arte contemporanea di Roma) e promosse dalla Fondazione Gramsci. Presidente Roberto Vacca, moderatore Giuliano Procacci, e interventi dei maggiori studiosi. Si trattava di vedere come la storia viene insegnata. E la Cina, questo gigante chiuso nella contraddizione di un libero mercato nel quadro di un partito unico? Che dire di come viene insegnata la storia in un paese che prospera con ritmi di sviluppo quasi incredibili ottenuti sulla pelle di lavora? Ne ha parlato Sylvia Chan, cinese, e docente all'Università di Adelaide in Australia. Ne parla in questa intervista, che parte da una domanda obbligata: che cosa si dice oggi in Cina della rivolta di piazza Tenanmen, la rivolta degli studenti nel nome della democrazia, repressa dai carri armati? «È descritta come un semplice disordine di piazza, di quelli che possono esplodere anche nel migliore dei mondi». E come vengono presentate le pagine piu tragiche degli anni di Mao? Che cosa si dice della follia della «rivoluzione culturale»? «Si dice che furono degli errori, ma ci si limita nei libri di storia a dedicargli poche righe,senza approfondire l'indagine». Si parla delle decine di milioni di morti, qualcuno dice 50 milioni, che costò quell'esperimento di comunismo «totale»? «Assolutamente no, sulle vittime si tace». E del regime comunista, cosa si dice? «È semplice, si presenta la Cina del passato come un paese di tutti i mali, cosa che rese inevitabile il comunismo. Al limite si riabilita la Cina imperiale in quanto grande potenza, nella misura in cui la Cina di oggi mira essa pure a diventare una grande potenza. Ma si tace su quanto quella Cina ha dato allo sviluppo della civiltà, della scienza. Come se la scienza in Cina fosse nata con la comparsa di Mao! Qualcosa di nuovo lo si nota nella storiografia sulla guerra cino-giapponese, che prima si pretendeva fosse stata combattuta e vinta solamente dalla guerriglia maoista, laddove adesso si lascia un certo spazio alle imprese dell'esercito nazionalista cinese. Ma sempre in sottordine alle forze maoiste. Insomma la Cina moderna secondo la storiografia corrente parte sempre da Mao». È così per tutti? «No. Per esempio nelle regioni cosidette a statuto speciale, cito la città di Shangai, dove l'esperimento del libero mercato batte il suo pieno, si consente agli studenti di leggere anche i testi degli storici occidentali. Il che significa che la storia in Cina può avere due velocità. La storia di chi la studia, e la storia di chi la subisce».

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