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di PIERO VASSALLO IL PENSIERO dialettico, sepolto sotto le macerie sovietiche, rivive nei sussurri ...

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Nutrita dai misteriosi segnali, emessi da fonti «dietro l'angolo», la fantasia di certi vaticanisti vede, infatti, una Chiesa cattolica scissa dalla guerra, che oppone due irriducibili scuole di pensiero, una costituita dai partigiani dei papi buoni e politicamente corretti (Giovanni XXIII e i suoi successori), l'altra dai partigiani dei buoni papi, ieratici, tradizionalisti e politicamente scorretti, (Pio XII e quasi tutti i suoi predecessori). Di qui la sgangherata e grottesca leggenda che narra di una corsa al culto degli altari, che sarebbe stata vinta da un papa buono (Giovanni XXIII) davanti ad un buon papa (Pio XII). E di qui il diluvio delle interpretazioni elaborate da avventizi teologi, che misurano i processi canonici sulla desolata clessidra delle ideologie. Va da sé che la realtà della Chiesa cattolica, pur essendo disturbata da ultracogitazioni ecumeniche e da deliri antropocentrici, è indenne da febbri dialettiche. La Congregazione per le cause dei santi, in special modo, non ha mai manifestato l'intenzione di promuovere sfide forsennate tra papi progressisti e papi tradizionalisti. Emilio Artiglieri, illustre studioso di storia ecclesiastica e avvocato della rota romana, nel corso di un'intervista esclusiva rilasciata a «Il Tempo», specifica: «I criteri delle cause di beatificazione non hanno alcuna relazione con la dialettica ispirata dal pettegolezzo pseudoteologico. Ad esempio, la causa canonica di una personalità che si potrebbe definire politicamente scorretta, quale fu il cappuccino Marco d'Aviano, morto nel 1699, si è conclusa in un anno, il 2003, che sembra dominato da pensieri politicamente corretti». «Il ritardo accumulato dal processo per la beatificazione di Marco d'Aviano - continua Artiglieri - dimostra che le istituzioni cattoliche obbediscono ad una logica indifferente alle suggestioni emanate dalla cronaca». D'altra parte, la più risoluta sconfessione delle teorie intorno al conflitto tra papi buoni e papi ieratici si legge negli atti, compiuti recentemente da Giovanni Paolo II e da un suo eminente collaboratore, il prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, cardinal Saraiva. Il 26 dello scorso novembre, il papa, ricevendo in udienza privata una biografa di Pio XII, la suora italo - americana Margherita Marchione, l'ha insignita dell'onorificenza Pro Ecclesia et Pontifice. Dopo l'udienza, il segretario del papa ha confidato che Giovanni Paolo II è convinto dell'opportunità di proclamare Pio XII beato. Suor Margherita ci ha detto che, nel corso di una speciale udienza, il cardinale Saraiva, le ha confidato che la «positio» di Pio XII è quasi ultimata, dunque che sta per compiersi un altro passo decisivo verso la sua beatificazione. Nelle cause dei santi, infatti, la «positio super vitam et virtutes» è un testo fondamentale, che contiene l'esposizione documentata della vita e attività del Servo di Dio, nonché le testimonianze sulla sua santità. Diffusa da una competente fonte vaticana, la notizia che la stesura del testo è quasi ultimata e la sua pubblicazione imminente, incoraggia a ritenere che sono state superate le difficoltà e risolte le obiezioni e le calunnie intese a negare l'esercizio eroico delle virtù da parte di Pio XII, cui, pertanto, può essere attribuito il titolo di papa buono. Quando la positio sarà pubblicata, per l'attribuzione a Pio XII del titolo di papa santo non rimarrà che attendere l'approvazione e la ratifica del «prelato teologo» (che esercita le funzioni un tempo affidate all'avvocato del diavolo) e la dimostrazione di un miracolo ottenuto per intercessione di Pio XII. Miracolo che secondo voci insistenti sarebbe già stato accertato. Pio XII, oltre che un papa buono, fu un buon papa. Il suo presunto antagonista, Giovanni XXIII, riconoscendo che «aveva compiuto nel suo pontificato un'enciclopedia teologica» confessò che senza questa magistrale preparazione non si

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