di FRANCESCO GALLO DI GIORNO sono posizionati su dei trespoli (nella foto) come quelli ...
Solo di notte vanno a dormire in una roulotte fuori dalla casa. Unico veto: non comunicare mai con l'osservato. Questa l'idea vincente di Bent Hamer, in «Kitchen stories», film norvegese in corsa per l'Oscar come miglior film straniero. Tutto si svolge nella Svezia degli anni Cinquanta quando l'Istituto per le Ricerche Domestiche di Stoccolma decide che è ora di farla finita: una casalinga svedese non può compiere ogni anno, all'interno della sua cucina «la stessa distanza che separa il paese scandinavo dal Congo». Fin qui la realtà che ha ispirato il regista, già autore di «Eggs», («è una cosa che ho letto su un libro», ha detto all'incontro stampa). Con un atto creativo poi Hamer sposta l'oggetto di osservazione e immagina che un gruppo di seriosi ispettori svedesi siano collocati - come freddi vojeuristici osservatori e armati di carta e penna per segnalare ogni loro spostamento - nelle case di alcuni single maschi norvegesi. Fatto sta che nel film (nelle sale dal 19 dicembre distribuito da Lady Film) e vincitore a Cannes 2003 del Premio Fipresci, il serio ispettore (Tomas Norstrom) pur incontrando il più ostico, selvatico e anziano single (Joachim Calmeyer), dopo lunghe ostilità non ce la fa proprio a non diventargli amico. Una socialità che costerà il posto all'ispettore e creerà certamente un danno al positivistico progetto di una cucina ideale. «Volevo mostrare il lato umano di questi personaggi oltre che la loro amicizia. Ma nel film, che ha avuto un'anteprima davanti a una schiera di scienziati - aggiunge Hamer - certo c'è una critica al positivismo, ma anche a certi programmi tv come "Big brother. L'Oscar? Sono solo uno dei candidati tra 52 paesi in corsa, ma per me è comunque utile per far uscire il film negli Usa». Nel futuro del regista, autore e produttore quarantasettenne ancora un film: «Sto lavorando a un film su Bukowski ispirandomi al suo libro "Factotum". Lo girerò in America con un produttore indipendente».