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di LORENZO TOZZI ALLA prima scaligera del Mosè di Rossini non poteva mancare un astro di prima ...

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Una danzatrice unica, che ha da poco festeggiato un compleanno tondo tondo. «Avevo danzato già il Mosè in una edizione del 1965 coreograficamente firmata da Giulio Perugini - dice l'étoile milanese - Questa volta Micha van Hoecke ha fatto una coreografia molto inerente al soggetto. Sono una Dea e accanto a me danzano come Mosè Roberto Bolle e come Faraone Desmond Richardson. Ma danzo sempre sola e non mi mescolo con gli altri, vivo una sorta di solitudine sacrale come si addice ad una dea. Molte volte nella mia vita ho interpretato delle Dee, per temperamento e fisico ma anche gestualità e modo di essere. È un ruolo che mi piace. Per ognuno di noi Micha ha trovato una gestualità adatta, ha lavorato sul personaggio. Con lui avevo già fatto Carmina burana, Orfeo, Mandarino e A la memoire. Mi ci trovo bene: siamo in sintonia». Come vedi il rapporto tra Muti e la danza? «È la prima volta che lavoro con lui ed è una grande gratificazione, mi sento privilegiata. È difficile avere grandi bacchette per la danza. Ed è anche la prima volta che partecipo ad una inaugurazione della Scala. Muti sceglie i tempi musicali, parte da una visione musicale ma è attento al palcoscenico, guarda quello che accade». Cosa è cambiato in Luciana-Giulietta dopo 20 anni? «Il mio animo non è cambiato di molto anche se con il tempo si allargano gli orizzonti. I ruoli mi hanno portato a personaggi diversi, ruoli forti come quello del Bolero, donne con forte personalità come La lupa, Putifarre. Nella realtà sono una donna fondamentalmente molto dolce, ma sulla scena mi sono toccati ruoli molto forti. Questa forza è qualcosa che evidentemente ho dentro». Quali progetti per il futuro? «Non mi lascio andare ai sogni, la vita può cambiare da oggi a domani. In primavera farò uno spettacolo dedicato al Tango per il Teatro Franco Parenti (coreografia di Susanna Beltrami) dal titolo Tango di luna. La luna ci sta sempre....Sono lunare, argentea, leggermente malinconica ma con una visione positiva della vita. La vita ti viene sempre incontro, se sei pronto a ricevere quello che ti può dare». Come vedi la danza di oggi? «Non ho molte occasioni di vedere spettacoli purtroppo. C'è sempre però in giro molto fermento e molta voglia di fare. Non tutto è al top, ma è normale». Come vivi questo periodo della Scala in restauro? «Riaprirà il prossimo anno, ma il teatro degli Arcimboldi è efficiente. Rispetto a Venezia e Bari siamo stati privilegiati ad operare in un teatro appositamente costruito. Mi piacerebbe essere in scena la prima sera della nuova Scala». Che futuro ti attendi? «Non faccio progetti a lunga scadenza, ma sono alla ricerca di tanta serenità. Lavoro in questa direzione. Cerco la serenità interiore. In passato sono stata abbastanza atipica con qualcosa di diverso. Seneca è un grande maestro di vita sulla direzione da prendere». Quali bilanci? E che pensi della creatività italiana? «Tutto non si può avere nella vita, ma se mi lamentassi sarei un'ingrata. Mi è mancato a volte il momento giusto per avere un figlio. Vi sono oggi molti bravi coreografi, ma occorre che si concili con la mia natura di interprete». Cosa auguri alla danza italiana? «Di non dimenticare mai la propria anima e di non lasciarsi portare dalla esteriorità. Gli spettacoli devono avere una emozione, non solo bravura e la emozionalità è un tratto tutto italiano».

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