Apicella ama Napoli. E Berlusconi
Sono nato a Napoli. Mio padre partecipò anche ad un film di Visconti "La morte a Venezia", interpretava proprio il ruolo di un posteggiatore. Si è sempre occupato di musica della tradizione napoletana, anche quella comica. Forse sono un vero figlio d'arte. Mia madre è sempre stata una casalinga. Una famiglia numerosa. Tre fratelli e due sorelle. Lavorano da impiegati abitano a Cuneo. Festeggeremo insieme il Santo Natale». L'incontro con Berlusconi le ha cambiato la vita? «Assolutamente sì. Era il 27 maggio del 2001 suonavo al ristorante dell'Hotel Vesuvio a Napoli. Il Presidente era in città. Non si sapeva ancora se cenava nel ristorante. La sala era naturalmente riservata. Stavo accordando la chitarra. Si aprì l'ascensore. Io e il Presidente Berlusconi. Gran sorriso e mi disse che aveva fatto il mio stesso mestiere. Ero emozionato. Mi chiese di far ascoltare qualcosa di musica tra il primo e il secondo piatto. Con lui tutta la sua squadra. Mi propose di seguirlo nei fine settimana. Ora è un rito che si ripete ogni anno. Certo è difficile che possa ascoltare più di dieci canzoni per i suoi impegni». Come è nato questo suo ultimo disco? «Una sera in Sardegna. Eravamo a tavola. Il Presidente mi chiese se avessi mai scritto delle cose mie. Gli feci sentire «Mon amour», una canzone dedicata ad una ragazza francese. Gli piacque la musica ma volle ritoccare le parole del testo e così nacque «Meglio una canzone». E poi sono nate altre quattro o cinque canzoni. Ecco fatto il disco». Si parte dalle musiche o dai testi? «A volte si parte dalle musiche, a volte dal testo. Dipende. Ho impiegato un anno e mezzo per finire il lavoro insieme al Presidente. Siamo stati aiutati da otto arrangiatori». Si sente un autodidatta? «Per un anno ho seguito il maestro Gianni Guarracino. Poi mi sono accorto che lo strumento a me serviva soprattutto per appoggiare la voce. La chitarra è stata sempre la mia passione. Suonavo ed ascoltavo musica. Sono diventato un autodidatta. Faccio prevalere il canto alla chitarra». Il suo rapporto con Napoli? «Adoro la mia città. Napoli è dentro di me da sempre anche con i suoi problemi che cerco di dimenticare. Mi trasferirò per sempre a Roma. Comunque sarà una passeggiata tornare a casa». Che tipo di musica ama? «La musica tradizionale. La canto da sempre, come mio padre. Proprio mio padre insisteva perché intraprendessi un altro lavoro. Ho vinto io. Sono stato fortunato. Forse anche un po' miracolato. Grazie a Silvio Berlusconi».