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Fellini, il bugiardo che dice solo la verità Affresco sul genio riminese ora in dvd. Arriva in digitale la saga di «Trinità»

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Esce in questi giorni in digitale «Fellini: sono un gran bugiardo», ricco affresco sul regista riminese firmato da Damian Pettigrew. Il regista inglese (non nuovo a questo tipo di operazioni, è autore anche di un lungometraggio su Ingmar Bergman) è ovviamente travolto dalla personalità di Fellini, vulcanico e ironico più che mai a solo un anno dalla morte. Ai brani di intervista con il regista si alternano testimonianze di alcuni grandi che hanno collaborato con lui (Roberto Benigni, Terence Stamp, Donald Sutherlan) e a brani dei suoi film: «Otto e mezzo», «Satirycon», «Casanova». Poi qualche «dietro le quinte» e delle visite curiose per mostrare come sono oggi i luoghi ripresi nei film anni fa. Su tutto domina immanente e incontrastata la figura dell'artista Fellini, sempre apparentemente distratto, svagato, quasi annoiato, ma in realtà vulcano in perenne eruzione. «L'inventato mi sembra più vero della realtà», butta lì il maestro. E per lui è così: i suoi personaggi «dipinti» sono reali da stupire e incantare. E ancora: «I miei film nascono perché firmo un contratto, prendo un anticipo che poi non voglio restituire». Un trionfo di gusto, ironia, arte. In una parola: Fellini. Attesa da tempo, e non è una frase retorica, arriva in dvd la saga che ha rivoluzionato il genere spaghetti-western: «Trinità» che ha l'innegabile merito di piacere ad adulti e bambini. Da qualche giorno è sugli scaffali delle videoteche il primo «Lo chiamavano Trinità». Girato nel '70, con cast e regista dai nomi rigorosamente finto-inglesi, «Lo chiamavano Trinità» ha fatto la fortuna dei due protagonisti Terence Hill (Mario Girotti) e Bud Spencer (Carlo Pedersoli). È una gran «comica» con ceffoni, pistolettate che non fanno male a nessuno e una ricca rassegna di tutti i rumori solitamente proibiti a tavola. Ha fatto ridere la generazione dei ragazzi di ieri che oggi lo faranno vedere ai loro figli per un divertimento in famiglia. Il secondo film: «Continuavano a chiamarlo Trinità» uscirà l'11 dicembre. Più che un sequel è un'apoteosi stilistica che glorifica scazzottate, rumori molesti e una ribelle insofferenza al sapone. Con buona pace delle mamme che di solito, di fronte a questi classici, raccomandano a figli e mariti di non prendere esempio dai protagonisti in materia di bon ton.

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