«BERLINO 1945»
Stalingrado ed El Alamein, per esempio, sono nomi che con la stessa potenza di antichi simboli ci evocano nella mente scontri immani, con episodi di eroismo e di selvaggia brutalità da ambo le parti. Hanno cioè quasi un richiamo universale, sovrastorico. Passa il tempo, e dopo i fiumi di sangue scorrono quelli d'inchiostro. Anche sull'ultima grande, decisiva battaglia della seconda guerra mondiale molto si è scritto e detto nei (quasi) sessant'anni che sono trascorsi da essa, e tra le varie voci vi è quella dello storico Anthony Beever. Rizzoli ne ha recentemente ripubblicato in edizione economica il saggio sulla battaglia di Berlino. Il libro prende le mosse dal preludio dello sfondamento sulla Vistola da parte dei Russi: siamo nel gennaio 1945, il "castello di carte" delle armate tedesche (come lo aveva definito il generale Guderian, comandante in capo dell'esercito) stava per crollare di fronte a un nemico enormemente superiore in uomini, mezzi corazzati, pezzi d'artiglieria ed aerei. Inizia l'invasione del Reich e il martirio per milioni di Tedeschi, uccisi e torturati in modi atroci. Interi villaggi vengono distrutti, i bambini uccisi, gli uomini inviati in Siberia, le donne sistematicamente violentate. Una fiumana di milioni di persone si mette in disperata fuga verso il fronte dell'Ovest, verso gli Americani. Ma quanti prendono la via di Dresda, come è noto, sono destinati a una tragica fine. I Russi, accecati dall'odio per i Tedeschi e infiammati dalla propaganda comunista, col loro comportamento disumano non fanno che rinfocolare lo spirito di resistenza del nemico. «Ogni casa è un fortilizio, ogni strada una trincea. L'Armata Rossa ha investito Berlino con migliaia di carri armati, ma basta un ragazzo col Panzerfaust in agguato dietro l'angolo per bloccare un'intera colonna», scriveva uno storico italiano. E a Berlino, a combattere casa per casa la battaglia conclusiva, è un esercito particolare: ragazzi giovanissimi della Hitlerjugend, vecchi del Volkssturm, volontari arruolati nei vari angoli d'Europa: norvegesi, olandesi, spagnoli, danesi, francesi. Per una fatalità sono proprio questi ultimi a difendere la cancelleria del Reich. Sostanzialmente la fine della battaglia, nei primi giorni del maggio 1945, significò la fine della seconda guerra mondiale in Europa. Anthony Beevor, «Berlino 1945. La caduta» Rizzoli, 512 pagine, 10,90 euro