Il borghese indossa l'abito della dignità
Spinta alla culturizzazione di massa e impetuoso sviluppo delle scienze
Ma che cos'è l'Illuminismo? È, in sunto, il vastissimo movimento culturale del secolo decim'ottavo che, dall'Inghilterra e dalla Francia estesosi in tutt'Europa, intende dar luce alla mente affinché sia essa affrancata dall'ignoranza e dal pregiudizio mediante la conoscenza e la scienza. L'Illuminismo è una sorta di Vangelo inerente ad un periodo culturale il quale eleva a strumento precipuo e a guida del pensare e del giudicare la ragione. «Ragione», dal latino «ratio», come Lucrezio e Cicerone avevano tradotto il termine greco «logos». Beninteso: non piú la Ragione cartesiana che si fondava su sé stessa: su un credo indimostrabile e fideistico; bensí quella ragione che, mettendosi sempre in giuoco, procede sulla scorta dei dati forniti dall'esperienza sensibile e, in parte, dal senso comune. La ragione illuministica non è un'entità metafisica, come in Spinoza e Leibniz, ma la facoltà insostituibile di mediazione fra l'Io e l'altro da sé (vale a dire «ratio conoscendi»): la facoltà di discorrere col mondo. Non a caso in Toscana «ragionare» sta per «discorrere». Razionalismo ed empirismo (e sperimentalismo) segnano la presa di coscienza e l'emancipazione dell'uomo da uno stato di servitù intellettuale e civile nei confronti di tutto ciò che è prodotto dall'irrazionale, dall'incoltura e dalla superstizione, dal dogmatismo e dalle ideologie autoritarie, dalla cieca violenza delle certezze infondate. Una condizione affatto innovativa che segnerà il destino del genere umano a partire dalla metà del Settecento: dall'«Enciclopedia» degli intellettuali progressisti allo spirito rivoluzionario della borghesia dell''89. Dalla scienza aristotelica alla nascita - indotta dall'esperienza paradigmatica di Galileo - ed allo sviluppo sorprendente delle scienze particolari come l'anatomia comparata, l'istologia, la chimica, la geologia, la paleontologia. L'«Enciclopedia» colleziona gli articoli compilati da alcuni fra i piú insigni philosophes d'Oltralpe: Diderot, d'Alembert, Rousseau, Voltaire... La fiducia nella Raison v'è salda ed insieme ingenua. È come un vento robusto che spazzi via le incrostazioni della vecchia anima: in ogni sua sfera: da quella morale a quella religiosa, dall'economica all'estetica, dalla filosofia alla storia. L'uomo riconosce a sé una dignità che non è piú disposto a barattare con nulla, con nessun potere. Anzi, è proprio il potere, quello storicamente identificato con le tirannidi e con le monarchie assolute, uno dei bersagli piú urgenti degli illuministi che lo hanno osservato avvelenare e piagare il mondo, nei secoli trascorsi e nel loro. Al potere predace ed al principio di autorità («ipse dixit») l'Illuminismo democratico contrappone il principio della tolleranza: la legittimità e la diffusione delle idee che non rispecchiano quelle della maggioranza o dell'autorità costituita. Tolleranza che deve permeare di sé anche la sfera religiosa, finalmente mondata dal fanatismo, dalla superstizione, dalle inquisizioni, dalla barbarie delle persecuzioni e delle guerre intestine. L'«Âge des lumières» non si professa atea (se non in alcuni esponenti radicali francesi quali d'Holbac e La Mettrie), ma deista, essendo il Deismo la religione razionalista che postula un'entità superiore, aliena da ogni carattere antropomorfico e da ogni «rivelazione», creatrice dell'universo tutto: e pacificatrice.