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di FAUSTO GIANFRANCESCHI LA MITICA Enciclopedia francese è naturalmente uno strumento oggi ...

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D'altronde, già quando comparve fu notato che il suo contenuto (poderoso, con la pretesa di comprendere tutto lo scibile umano) era caotico, ineguale, non di rado contraddittorio, anche per la pluralità dei collaboratori animati da orientamenti diversi. Tuttavia l'Enciclopedia conserva una potente valenza simbolica come veicolo dell'Illuminismo e quindi come presupposto, nel campo politico, della Rivoluzione francese. Infatti, tra le differenze d'approccio è comunque possibile isolare i maggiori principi ispiratori, quelli che hanno avuto le conseguenze ideologiche più pesanti. Tali principi sono anzitutto il sensismo che si manifesta spontaneamente come materialismo, il razionalismo quale unico metodo di conoscenza (escludendo l'aspirazione dell'uomo alla trascendenza e all'assoluto), la condanna antistorica, senza appello, del passato e della tradizione, che rappresenterebbero l'oscurantismo, la tenebra intellettuale e morale. Queste motivazioni sono all'origine delle pagine più nefande della Rivoluzione francese. Per l'Illuminismo enciclopedico nessuna vecchia autorità ha valore, né il Re che va dunque ghigliottinato, né il culto religioso dei padri che va sostituito con il culto della dea Ragione. Se pure ci sono, apparentemente, alcuni valori nell'enciclopedismo e nella Rivoluzione francese con gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità, essi sono più coerentemente e ampiamente incarnati nel magistero della Chiesa, che non consente travisamenti radicali (sei libero, uguale, fratello, solo se stai dalla mia parte). E non si tratta di una pagina di storia circoscritta, perché, pur tra alterne vicende, le sue conseguenze si sono tragicamente manifestate fino al XX secolo, e sono ancora oggi velenosamente presenti nel pensiero unico dominante. L'utopia giacobina, responsabile del genocidio vandeano, è all'origine dei totalitarismi moderni che hanno prodotto disastri ben peggiori del cosiddetto assolutismo regio, dalle guerre napoleoniche alle dittature del nazismo e del comunismo. Secondo quell'utopia l'umanità si divide in due generi contrapposti: coloro che assecondano la diffusione dei Lumi, la marcia del progresso, la realizzazione razziale o comunista dell'«uomo nuovo», e coloro che vi si oppongono; questi sono nemici del popolo, vanno liquidati senza pietà per migliorare il mondo. Ancora oggi i crimini imparagonabili del comunismo, a differenza di quelli nazisti, sono quasi assolti, o per lo meno non vengono perseguiti, perché secondo il pensiero dominante le intenzioni dei carnefici erano illuministicamente buone. E ancora oggi in Italia, dove la pluridecennale presenza del partito comunista è stata devastante, chi non è di sinistra appartiene al genere becero dei farabutti o nella migliore delle ipotesi alla classe dei borghesucci egoisti e ignoranti. Altre conseguenze dell'illuminismo enciclopedico ancora vive nel mondo contemporaneo sono l'utilitarismo che esalta soltanto le attività economiche, il relativismo etico che privilegia la trasgressione, la concezione del male e della delinquenza come prodotti di vari disagi sociali (mentre l'uomo sarebbe naturalmente buono), infine lo scientismo che minaccia mostruose manipolazioni. Provvidenzialmente uno scenario così negativo è opprimente ma non vincente. Ad esso si oppone con vigore il genio perenne dell'essere, che non si può soffocare. Dalla Vandea a oggi, a domani, sulle ali della speranza la guerra continua.

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