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di MARIO BERNARDI GUARDI SULLA copertina c'è lei, l'Anitona della «Dolce vita», con la sua ...

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Un bagno indimenticabile in una tiepida notte romana degli anni Sessanta. Parole per ricordare. "Anitona", la "dolce vita", il "Fontanone"... Anita Ekberg, il film di Fellini (43 anni fa: come passa il tempo!), la fontana di Trevi. E il Marcello nazionale, il bel Mastroianni, nel cui sorriso dolce-amaro Fellini raccoglieva sogni e incubi... Tutto si conserva nel «Dizionario della memoria collettiva». Dedicato, per andar sul difficile, agli «usi evocativi, allusivi, metonimici e antonomastici della lingua italiana». Dedicato, insomma, al "tempo perduto" da ritrovare, a "voci" e ad "espressioni" che ormai hanno la loro nicchia nell'eternità, all'"attualità" che è già entrata nel vocabolario. La copertina sceglie la dimensione evocativa, perché insieme ad Anitona compaiono il "campionissimo" (Fausto Coppi) che dà la borraccia d'acqua al "Ginettaccio" (Gino Bartali) durante un Giro d'Italia (o un Tour de France?) e la "Carmencita" del caffé Paulista, concupita da un "caballero" particolarmente "macho", visto che ha "il baffo che conquista". Un'icona. Ma il Dizionario è davvero un laicissimo "santuario". Basta guardarsi intorno. Ecco il "bell'Antonio" di Vitaliano Brancati, la "Bella ciao" dei partigiani, la "bella Gigogìn" risorgimentale, la "bella Otero", ballerina e cantante spagnola, la "bella Rosina" che il "re galantuomo" (ma sciupafemmine) Vittorio Emanuele II sposò con nozze morganatiche. Non stiamo a dirvi quanti "re" abbiamo da Re Bomba a Re Vittorioso; minor spazio hanno le "regine", ma non poteva mancare la "Reginella" dell'omonima canzone di Libero Bovio. Parole, parole, parole... Quante ne ha accolte il "sermo cotidianus", pescandole da quella o quell'altra circostanza storica, dal costume e dalla moda, dall'eloquio dei politici, dai giornali, dal cinema, dalla televisione.? Curiosando c'è da divertirsi, magari da imparare. Quanti sanno, ad esempio, che l'espressione "stanza dei bottoni" risale a un discorso di Pietro Nenni? Quanti che il termine "cerchiobottista" è stato coniato da quell'Antonio di Pietro che con la grammatica e la sintassi magari non ha tanta confidenza, ma con la comunicazione di massa sì? E poi la nostra memoria e il nostro immaginario hanno i loro contesti e i loro punti fermi. E le loro "strade private". Un volto alla "Wandissima", al "molleggiato", ad "Albertone", a "Nannarella", ad esempio, glielo danno tutti, e per tutti è lo stesso: ma ecco che "Fantozzi", oltre ad avere la faccia di Paolo Villaggio, è diventato anche un "carattere" e io posso dire "un Fantozzi" per liquidare un mio avversario come persona meschina e servile (c'è da scommettere che ognuno di noi conosce "un" Fantozzi o che qualche volta si è sentito come Fantozzi). Sfogliare per ritrovare: "Calimero" e "Topo Gigio" (ma perché non c'è la "mucca Carolina"?), "Titti la Rossa" (Tiziana Parenti: già, dov'è finita?) e "Tonino" (Antonio Di Pietro), il "rospo" (Lamberto Dini)e l'"angelo azzurro" (Marlene Dietrich). Angelo inquietante e seduttivo, tedesca fino all'osso ma fiera antinazista, che interpretò una canzone-mito di tutti i soldati della Seconda Guerra Mondiale come "Lili Marleen" (anch'essa "registrata" nel Dizionario, ovviamente). Perché la memoria collettiva è anche fatta di suoni, di canzoni popolari, di personaggi immortalati da celebri ritornelli. Come "Ninì Tirabusciò", bella e strafottente, che lascia la città e il marito per andare a fare la sciantosa. E come si fa a non conservarne la memoria, "mossa" compresa? Massimo Castoldi e Ugo Salvi «Parole per ricordare» Zanichelli, 433 pagine, 30 euro

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