di DARIO ANTISERI SI È spento ieri a Roma, all'età di ottantacinque anni, Vittorio Somenzi.
Si era laureato in fisica nel 1940, a Milano, con una tesi sulla teoria di Welker della super-conduttività - tesi elaborata sotto la guida di Giovannino Gentile, il fisico, figlio del filosofo Giovanni Gentile. Antifascista convinto, Somenzi aveva fatto parte della Resistenza, portando a termine delicate missioni, e facendosi più volte paracadutare in zone occupate dai tedeschi per portare aiuti a gruppi di partigiani. Un indubbio tratto del pensiero di Somenzi sta nella convergenza tra problematica scientifica e problematica filosofica, convinto com'egli era che «la filosofia va fatta scientificamente e la scienza filosoficamente». Da qui i suoi interessi per problematiche epistemologiche strettamente connesse alla storia della scienza. I fondamenti della fisica, il significato filosofico della relatività, il rapporto tra fisica e matematica sono temi sui quali Somenzi ha lasciato penetranti e istruttive riflessioni. Tuttavia la famiglia di problemi ai quali Somenzi ha dedicato maggiore attenzione è rappresentata dalla teoria matematica delle comunicazioni o teoria dell'informazione, dalla teoria degli automi (in particolare dalla teoria dei calcolatori elettronici), dalla cibernetica e dalla bionica. Argomenti, questi, che successivamente lo indussero ad approfondire questioni riguardanti l'evoluzionismo darwiniano, l'epistemologia evoluzionistica, la logica e la psicologia della creatività e, soprattutto, l'intelligenza artificiale. Quella di Somenzi, appunto, è stata «una filosofia fatta scientificamente». E in questa filosofia sono entrate non solo la fisica o la biologia, ma anche le più ampie e ricche esperienze di vita, come l'esperienza artistica. E, a tale proposito, restano ancora esemplari alcuni suoi saggi giovanili, apparsi negli anni 1947-1948, dedicati al tema dell'arte come conoscenza -conoscenza conseguita con mezzi non scientifici, come il romanzo, la poesia, la fiaba, la scrittura ecc. Fondatore, insieme a Silvio Ceccato e Giuseppe Vaccarino, della Scuola Operativa Italiana, Somenzi si adoperò, verso la metà degli anni Sessanta, per la diffusione dell'operazionismo di Bridgman, contribuendo così a far conoscere nel nostro Paese una delle più interessanti e feconde correnti epistemologiche del secolo appena trascorso. Docente amato e apprezzatissimo dai suoi studenti, Somenzi ha creato in Italia una importante scuola filosofica. Suoi allievi - Stanzione, Cordeschi, Corbellini, Continenza, Gagliasso ed altri ancora - operano in parecchie nostre Università. Persona rigorosa e delicata, amico leale e maestro di grande fascino, Vittorio Somenzi lascia un vero vuoto in chi ha avuto la fortuna di conoscerlo. E quanti l'hanno conosciuto hanno la mente e il cuore pieni di gratitudine.