IL NUOVO LIBRO DI MASSIMO TOSTI
Sul ring Cleopatra con le concorrentiLei e le sue sorelle in immoralità o cattiveria: Elena, Messalina, Teodora, Elisabetta e tante altre
di MASSIMO TOSTI LA PRIMA donna della storia ad aver creato qualche trambusto fu, senza dubbio, Elena, talmente bella da scatenare una guerra di cui ancora si parla. Lei, poverina, fu vittima dello strapotere degli dei, con i quali — oltretutto — era strettamente imparentata. Sua madre era Leda, corteggiata da Zeus che, per conquistarla, si era trasformato in cigno. Quell'amore impossibile produsse due uova: dal primo nacquero due gemelli, Castore e Polluce, coraggiosi e generosi; dal secondo due fanciulle, Clitennestra e Elena, che avrebbero sposate, Agamennone e Menelao. Elena abbandonò Menelao per seguire Paride, provocando la guerra di Troia; Clitennestra, durante l'assenza di Agamennone (impegnato in quella guerra), s'innamorò di un certo Egisto, con l'aiuto del quale uccise il marito al suo ritorno. Elena era la più bella donna del mondo: e questa fu la causa delle sventure sue e di un'intera generazione. Paride, figlio di Priamo re di Troia, fu chiamato a risolvere la diatriba che divideva tre dee (Venere, Atena ed Era, la moglie di Zeus), ognuna convinta di essere più bella delle altre. Paride avrebbe risolto la contesa offrendo una mela (sempre la mela, all'origine dei peggiori guai dell'umanità) alla preferita. Venere conquistò Paride promettendogli come ricompensa (un classico voto di scambio) la più bella donna del mondo, che era appunto la sposa di Menelao. Non ci fu libero arbitrio da parte di Paride, né da parte di Elena. Furono gli intrighi dell'Olimpo a scatenare quella guerra. Ma a Elena rimase addosso la fama di sciupafamiglie. Anche Cleopatra non scherzava, in questo senso. Ne seppero qualcosa Calpurnia (sposa di Giulio Cesare), Fulvia e Ottavia (mogli legittime di Antonio). Ecco la testimonianza «poetica» di Enobarbo, amico di Antonio, al rientro a Roma dopo il primo periodo di gozzoviglie in Egitto (Shakespeare, Antonio e Cleopatra, atto secondo, scena seconda): Il barco dov'era lei come un trono splendente sfavillava sulle acque; la poppa d'oro martellato e le vele di porpora; profumate, che dentro vi cadevano, tramortiti d'amore, i venti. I remi d'argento cadenzati sopra un suono di flauti: e le onde così battute, si buttavano sotto come vogliose di quei corpi. Lei poi, a dire com'era, qualunque descrizione sarebbe stracci: lungo distesa sotto il suo baldacchino intessuto d'oro. Un'immagine che quella di Venere, com'è nelle pitture dove la fantasia supera la natura, era stravinta. E a Mecenate che, richiamando il contratto matrimoniale con Ottavia, osserva timidamente: «Adesso Antonio dovrà lasciarla per sempre», Enobardo replica sicuro: Antonio non la lascerà! Non la appassiscono gli anni né le impigrisce, la convivenza, quella sua facoltà di essere sempre un'altra; le altre donne spengono col nutrirli gli appetiti; lei più nutrisce più affama: in lei anche le cose più vili acquistano tanta grazia che i sacerdoti, pur nei suoi trascorsi, la benedicono. Femmina straordinaria, capace di sedurre ogni giorno, in grado di far crescere nel tempo il desiderio dei propri partner. Segno di intelligenza, cultura, saggezza. Niente a che vedere con quella Barbie di Elena, figli di un cigno. Anatole France scrisse di Cleopatra: «Non poteva aprire le braccia senza scatenare una guerra». Un colpo che riuscì anche ad Elena, ma una volta sola. Plutarco (che era un greco, e non soggiaceva quindi all'istinto vendicativo dei romani) era convinto che Cleopatra avesse affatturato Antonio, all'epoca della campagna contro i Parti: Tanti preparativi e forze militari, che spaventarono persino gli Indi, oltre la Battria, e fecero tremare l'Asia intera, dicono che non servirono nulla ad Antonio per colpa di Cleopatra. Era tanta la voglia che aveva di passare l'inverno con lei