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di TIBERIA DE MATTEIS «CON la satira il potere si incazza da morire» è la premessa con ...

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Il copione è ancora aperto come nella tradizione della commedia dell'arte o della scrittura scenica degli autori-attori e così l'inossidabile coppia Fo-Rame gioca sul palcoscenico con la sua invenzione un po' cervellotica che il monito della censura ha edulcorato nei passaggi più graffianti. Il pretesto di girare un film satirico con un regista-attore nei panni dei personaggi maschili e un'attrice in veste di Veronica Lario impegna i due protagonisti in una carrellata di provocazioni che superano la durata di due ore e trenta. La sceneggiatura immagina che Putin e Berlusconi rimangano vittime di un attacco terrorista. Il primo soccombe e la parte intatta del suo cervello viene inserita nel cranio del Cavaliere. L'operazione potrà dare risultati migliori se la consorte si adopererà a rinfrescargli la memoria e a coltivare i suoi sentimenti. Dopo aver ferito Bossi a colpi di karatè gridando «Vattene via traditore ceceno», il premier è ritratto come una marionetta umana, animata dallo stesso Fo con l'aiuto di un mimo che muove la parte inferiore del corpo e qui lo spettacolo acquisisce forza grazie alle improvvisazioni con cui l'interprete riempie i vuoti di un guasto al microfono della Rame. Veronica Lario rimprovera al marito le continue frottole, ma Berlusconi si difende e in merito all'accusa di essere affiliato alla P2 dichiara: «Ero massone nel senso francese di muratore e dal progetto di golpe di Gelli ho solo copiato il programma del mio partito». Si potrebbe andare avanti se non si scoprisse che l'attrice è una comunista pentita diventata seguace del Cavaliere perché la sinistra non è stata capace di legiferare contro il conflitto di interessi. Il primo atto si chiude con il "tango furbo del compromesso" ballato da Fo con un D'Alema di gomma. Il secondo tempo rallenta troppo i ritmi e rischia la ripetizione pur inseguendo il ravvedimento del premier curato con elettrochoc che gli fanno persino ricrescere i capelli. Il regista sta per essere vittima di un rogo sacrificale quando si scopre che il film è ormai compiuto. Il testo fatica a raggiungere l'adeguata compattezza, ma gli spettatori privilegiano la disinvoltura della recitazione.

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