di ROBERTA FILIPPINI MILANO — Per la sua cattedra di Filosofia Estetica, all'Università ...

Altro che lamentarsi, come fanno tanti docenti universitari a corto di fondi, bisogna darsi da fare: il filosofo più famoso d'Italia, ex sindaco di Venezia nonchè a un passo dallo scendere ancora più decisamente nel campo della politica concreta, lo ha detto oggi chiaramente. «È indecente - ha spiegato - che all'attività culturale questo paese destini una quota così bassa del Pil, ma invece di protestare bisogna trovare nuovi modi per finanziare la ricerca, bisogna rimboccarsi le maniche e cercare collaborazioni, che è cosa diversa dall' andare in giro con il cappello in mano». E Cacciari non ha avuto bisogno di cercare troppo in giro: la Fondazione, presieduta da Miuccia Prada e diretta artisticamente da Germano Celant, non aspettava altro che allargare il suo intervento, dall'arte in senso stretto al pensiero in senso più generale. «Pensare è il fare per eccellenza» ha spiegato Cacciari e Miuccia, si sa, è una che, anche nel fare vestiti, pensa. E quando mette in piedi una nuova collezione è sempre lì che si arrovella con il concetto moderno di bello e di brutto. Dunque, una Fondazione che nasce dal forte bisogno di «indagare la complessità che ci circonda» (la frase è di Miuccia), diventa culturalmente «complice» (l'espressione è di Celant) di una Facoltà di Filosofia (di cui Cacciari è preside) che è nata direttamente dall'istituto ospedaliero San Raffaele, il cui fondatore, don Luigi Verzé, anche oggi ha spiegato di «avere sempre avuto in mente un pensiero prepotente, la ricerca della verità». Laici e cattolici a braccetto, scienza medica e filosofia unite, moda e pensiero tese al medesimo fine estetico, legato alla «determinatezza sensibile dell'operare»: per questo l'idea è mettere insieme le teste, ma in modo nuovo, utilizzare i rapporti internazionali di Prada, ma con il garbo della cultura, attivare iniziative, ma cercando di creare una nuova comunità pensante. Un Cenacolo Prada a Milano? Miuccia si schermisce e risponde: «non esageriamo». Don Verzé, che ha citato Cacciari alla fine di un augusto elenco dei maggiori pensatori di ogni tempo, è stato comunque chiaro: la cattedra di Filosofia Estetica è assai ben collocata sotto di lui, «semprechè egli non degeneri nella politica pratica, anche perchè Cacciari non ne è capace, mentre è capace di fare ricerca». E il filosofo si è limitato ad arrossire, spiegando poi che gli piacerebbe «affrontare il nesso tra arte come esoterico e sublime e arte come moda, indagando nella moderna tendenza a ricomporre le forme artistiche nelle forme del fare».