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GIORGIO Forattini, come definisce il suo ultimo libro «Hurk?» «Una raccolta di tutte le mie emozioni ...

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E mi auguro possa pubblicare ancora per molto tempo. Ho pubblicato 39 libri e ho venduto circa 3 milioni di copie». Qual è la sua passione oltre il disegnare satira? «I ritratti a olio. Guadagno tanto e bene ma purtroppo spendo molto proprio per i ritratti. Li cerco da sempre nei mercatini». Ha qualche rimpianto? «Non aver cominciato questo lavoro a 20 anni. Ho cominciato solo a 40 anni. E da sempre mi diverto come un pazzo. Anche se ho collezionato tante querele e tante denunce ma ho un ottimo avvocato che vince sempre, con qualche eccezione». Conosce la censura? «La satira deve prendere in giro ma non insultare. A volte la tentazione della censura c'è ma con me non ci provano». Come ricorda la sua infanzia? «Con molta nebbia. Sono nato a Roma, mio padre chimico era dirigente petrolifero e mia madre un po' austriaca e un po' genovese si occupava di me e di mio fratello. Ci trasferimmo a Milano dove mio padre cominciò a dirigere una azienda tessile». Come ha cominciato la sua attività professionale? «A 18 anni mi sono iscritto ad Architettura poi a Cremona frequento l'accademia di teatro e mi sposo a soli 22 anni senza avvertire nessuno con una mia collega attrice. Divento papà per due volte. Il matrimonio finisce. Mi occupo di commercio tra Roma, Milano, Sicilia, Calabria con la mia Seicento. Poi una casa discografica e faccio il rappresentante di elettrodomestici. Passano gli anni e comincio a collaborare a Paese Sera. Al giornale incomincio a fare il grafico ed ecco i primi disegni di satira politica. Era il '73. Panorama mi cerca e collaboro per dieci anni». E il successo? «Il grande lancio fu una vignetta sul divorzio nel 1974 con Fanfani tappo di bottiglia che salta. Arriva Repubblica e sono ufficialmente un disegnatore satirico. La Stampa, l'Espresso e di nuovo Panorama ed ancora La Stampa. L'Avvocato mi invitava spesso a cena». Le manca qualcosa? «Ho 70 anni e sono molto sereno. Mi sono risposato cinque anni fa a Parigi è stata davvero una scelta vincente. Mi auguro di continuare ancora così per tanti e tanti anni».

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