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di LUIGI DELL'AGLIO FRATTALI, dna, quark, buchi neri, big bang: sotto le alte mura del castello ...

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Per appassionarsi alle osservazioni di fisica, è necessario essere i geni del Cern di Ginevra, dove si studiano, in modo eccelso, le strutture più intime della materia? «In realtà, tutti possono capire la scienza. Basta trovare il modo e le parole giuste per spiegarla. Ai giovani, soprattutto. Qui, nel nostro laboratorio interattivo, anche i ragazzi delle medie inferiori scoprono, da soli e con entusiasmo, i concetti più avanzati della fisica. La curiosità nasce quasi automaticamente». Il professor Enzo Iarocci, presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), ci illustra la filosofia da attuare perché i giovani si innamorino della scienza, perché finisca quel rifiuto di cui parlano le statistiche, che nelle università lascia con poche iscrizioni le facoltà scientifiche. L'Infn porta a Trieste, fino al 5 dicembre, «La fisica su ruote», mostra itinerante che offre al visitatore un viaggio altamente istruttivo. Per capire la scienza attraverso questa mostra, la sola condizione è che ci si guardi attorno con occhio attento. Poi, sotto la guida dei fisici e degli animatori, si parte dalla vita quotidiana, dalle cose che ci circondano, per arrivare alla scienza dell'infinitamente piccolo. Il percorso della scoperta comincia dal cibo. Su un tavolo il pubblico trova - fra l'altro - frutta, verdura, zucchero e farina. Accosta l'occhio al microscopio ed ecco, ben distinguibili, i granelli dello zucchero. Ogni granello è fatto di tante molecole, e queste di atomi. E che cosa c'è dentro l'atomo? Il mistero si scioglie davanti a un modellino di nucleo, che ricorda le matrioske e contiene protoni e neutroni. Il visitatore li apre e dentro spuntano i quark, le particelle elementari. «Ma come si fa a vederle veramente?», domandano i ragazzi della terza media. «Spieghiamo al pubblico, agli studenti in particolare, che per scoprire la struttura più intima del nucleo occorrono acceleratori di particelle, i quali, in combinazione con i rivelatori di particelle, sono i microscopi del mondo subnucleare», dice il professor Iarocci. Si tratta di grandi macchine come quelle che stanno al Cern. «Ma noi mettiamo subito il visitatore a suo agio, anzi lo stupiamo, rivelandogli che lui un acceleratore di particelle lo ha già a casa. È il televisore», dice Barbara Gallavotti, responsabile della comunicazione dell'Infn e ideatrice de «La fisica su ruote». Lo schermo dell'apparecchio è infatti il bersaglio fosforescente sul quale vengono scagliati fasci di elettroni ad alta energia, prodotti dal tubo catodico e accelerati da un campo elettrico. Un alunno del ginnasio prende una calamita, l'avvicina allo schermo, e allora i fasci di elettroni si piegano e le immagini risultano alterate. È la prova. Ora che la grande fisica è diventata più familiare, la riproduzione in piccolo di un acceleratore fa il resto: una sferetta corre dentro una serie di tubi collegati e, alla fine, se colpisce un bersaglio nel punto giusto, provoca un'esplosione di palline. Ogni tanto un piccolo lampo illumina un apparecchio grande come un frigorifero; è un rivelatore di raggi cosmici. Un cilindro orizzontale che rotola verso l'alto vorrebbe farti credere che non esiste la legge di gravità (ma è solo un paradosso). Appena metti le mani su un generatore elettrostatico di Van der Graaf, i capelli ti si rizzano in testa, letteralmente (e qui i ragazzi si divertono incredibilmente). Ci si affolla anche davanti alla macchina di Winshurt che ti permette di scatenare piccoli fulmini. Un contatore geiger fa scoprire che alcuni vecchi orologi erano radioattivi (avevano le lancette fosforescenti). Una bobina passa velocemente attraverso una potente calamita, e si accendono tante piccole luci. L'esperimento, ideato dal presidente dell'Infn, mostra come forza elettrica e forza magnetica siano la stessa cosa. E poi dicono che la fisica è una disciplina astratta. Nessuna delle nuove frontiere aperte dalla fisica è trascurata da quest

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