A scuola con il kilt, i ragazzi in provincia si fanno notare così

Anche, come è successo ad uno studente della provincia di Roma (per la precisione di Albano), ad andare a scuola con indosso un elegante kilt scozzese al posto dei pantaloni. Solo per il gusto di essere diverso dalla massa. Perchè il ragazzino in questione è nato in Italia da genitori italiani. Nel suo sangue non scorre neanche un goccia di sangue d'Oltremanica. Imitati dai più piccoli e spesso non condivisi dai più grandi, i giovani del nuovo millennio sono anche così. Si guardano, si confrontano, si imitano cercando magari di stupire aggiungendo particolari innovativi, come il kilt per l'appunto, ad un look già piuttosto stravagante. Jeans rigorosamente di tre o quattro taglie più grandi, magari quelli di papà, scesi quasi al limite del pube con mutande in bella vista. L'indossano con disinvoltura accompagnandoli a felpe abbondanti messe sopra a t-shirt a pelle e a comode scarpe, preferibilmente da ginnastica, diverse tra loro, a volte, non solo per il colore dei lacci... Li chiamano «zecche» e sono i nuovi adolescenti che affollano le aule delle scuole, i piazzali antistanti alle scuole. Hanno dai quattordici fino ai 19 anni e non importa che siano maschi o femmine, l'importante che siano «zecche». Non passano inosservati e dettano le regole. «Essere "una zecca" - spiega Chiara, 18 anni, all'ultimo anno del liceo classico - più che una moda è un modo di essere. Scegliamo di essere comunque noi stessi, e rifiutiamo i modelli imposti. Cerchiamo di dar voce alla nostra interiorità costringendo in qualche modo chi ci sta di fronte ad andare oltre le apparenze». La «zecca», nomignolo dispregiativo dato da chi non condivide, ma a loro poco importa, sposa la logica del trasandato, puntando più a coprirsi che a vestirsi e cercando, sebbene non sia poi una regola fissa, di scegliere, sempre, ciò che piace più che ciò che va di moda. Foulard, sciarpe, fasce per capelli, collanine e gli attualissimi pearcing fanno parte della vasta gamma di accessori attraverso i quali ciascuno di loro cerca di esprimere al meglio se stesso. Modelli da imitare? «Nessuno - rispondono - semplicemente noi stessi e se questo significa andare in giro con le unghie smaltate di nero, o il viso truccato, indipendentemente che a farlo sia un ragazzo o una ragazza, ben venga. L'importante è che a vivere sia la personalità e non il personaggio».