di LIDIA LOMBARDI IMMAGINIFICO, poco.
Qui sono conservati gli archivi dello scultore ferrarese Arrigo Minerbi, autore anche della Madonnina che svetta da un altro degli Istituti di Don Orione, quello di Monte Mario. Minerbi fu amatissimo non solo dagli orionini, che gli commssionarono tante opere, ma dal Vate. Per il quale plasmò il ritratto della mamma, Luisa (chiamata dal poeta «La Santa»), oltre che la tomba-monumento nel cimitero di Pescara. E ancora, un ritratto della stavolta non Santa ma «divina» amata, Eleonora Duse. Fitti gli incontri e la corrispondenza di D'Annunzio con Minerbi, più volte invitato al Vittoriale dove i due ritratti dovevano essere collocati. Annotazioni e manoscritti che l'artista, ebreo, appuntava con certosina precisione nei suoi diari, regalati poi dalla moglie, cattolica, agli Orionini. Spulciando tra i documenti è spuntata anche una curiosa, doppia poesia che D'Annunzio confezionò, grato, per Minerbi. Doppia perché in dialetto abruzzese e in italiano. «L'abbilità, mi cride, è na gran cose:/ Come nu done fatte dla nature./ D'Annunzie ti liggéve la vinture/ Ti dicéve: «davére si virtuose!/ Gua riguardéve chi la bella pose/di chi li gésse gné na miniature./ Si cummuvéve di chi la bravure/ Vidé la Mamma Su che sta ripose....». Ed ecco la versione libera, sempre di pugno del Vate: «L'abilità, credimi, è una gran cosa:/ come un dono fatto dalla natura/ D'Annunzio ti leggeva la ventura/ Ti diceva: veramente sei virtuoso!/ Come riguardava quella bella posa/ di quel gesso come una miniatura,/ si commovueva della tua bravura/ nel vedere la Mamma sua che riposa...». La data: «Pescara, ottobre 1940, XVIII». I versi verranno letti oggi per la prima volta in pubblico al «Saint Louis de France» (largo Toniolo 22, Roma) dall'attrice Gioietta Gentile, nel corso degli «Incontri Estensi», a cura di Gian Filippo Belardo, cui si deve la divulgazione di queste rime dannunziane.