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di ENRICO CAVALLOTTI PIANISTA, direttore-pianista, direttore.

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András Schiff, pianista ungherese, ha voluto anche lui, al paro di tant'altri eminenti solisti, dedicarsi alla direzione d'orchestra. Non solo. Ha voluto altresí sbacchettare sul podio ed insieme sedere sullo sgabello del grancoda: tutt'e due in uno. Cosí al Parco della Musica, in un programma variegato ed ardito cui partecipavano, oltre all'Orchestra ceciliana, il Coro accademico ed un team di diligenti solisti vocali. Programma arduo ché contemplava le sublimi «Invenzioni a due voci» di Bach (per sola tastiera), il celeberrimo «Concerto n.3 in do minore per pianoforte e orchestra op. 37» di Beethoven e l'opaca e sesquipedale «Messa n.6 in mi bemolle maggiore per soli, coro ed orchestra» (D. 950) di Schubert. Bene: l'ungherese suddetto ha cominciato bene, nel suo proprio habitat, affrontando con debita lindura contrappuntistica e pacatezza nobile d'esecuzione quelle «Invenzioni» che ci dicono d'un principio assoluto di razionalità ed insieme d'un'impeccabile forma matematica: la razionalità dell'«Aufklärung» e la matematica della scienza barocca. Il pianista non ha rimarcato stupori, o vibrazioni d'anima, ma la limpida consequenzialità della scrittura che discende dal tutto ed al tutto risale: in un trionfo dell'astrazione che rigetta le determinazioni ambigue dell'immanenza: dicasi le carabattole del nostro insulso pianeta. Né c'è dispiaciuto lo Schiff in Beethoven: ha fatto quello che poteva, essendo fornito solo di due mani anziché di quattro: come sarebbe accaduto se ci fosse stato al suo fianco anche un direttore d'orchestra libero di dirigere senza affondare le tradizionali dieci dita sulla tastiera pianistica. Lo Schiff pianista non aveva ancora finito di toccare i tasti che doveva zompare in piedi per dar l'attacco all'orchestra; e lo Schiff direttore ancora non aveva finito di battere il tempo a fagotti & C. che già doveva toccare la prima nota d'un episodio pianistico. E la concentrazione? Chi mai saprebbe imaginarsi un Benedetti Michelangeli a far siffatta ginnastica? Le qualità minute dello Schiff direttore sono balzate palesi nella «Messa» schubertiana, di per sé tediosa, ma col Nostro vieppiú esagerata nel detto difetto. Applausi, more solito: già che son rumori che non si negano ad alcuno, ormai. Mala tempora currunt: già da un pezzo.

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