L'attrice: «Conosco la nostalgia di chi è emigrato, esporterò i valori del nostro cinema»
Maria Grazia Cucinotta intende dedicarsi esclusivamente al cinema italiano da esportare all'estero per promuovere l'immagine e le potenzialità del nostro paese. Intanto l'attrice domenica e lunedì sera, torna in Tv. È infatti la protagonista femminile, accanto a Claudio Amendola, della miniserie «Marcinelle», in onda su Raiuno ed incentrata sulla sciagura mineraria del 1956 in Belgio, nella quale morirono 270 minatori italiani. La fiction, scritta da Toscano e Marotta e diretta dai fratelli Frazzi, è stata girata quasi interamente nelle miniere della Polonia e conta su di un cast di cento attori e duemila comparse. Una produzione tutta italiana che i belgi hanno sdegnosamente rifiutato, sottolinea il produttore Rizzoli, «proponendomi addirittura di scambiare Marcinelle con una fiction di loro realizzazione, incentrata su una rete di pedofilia capeggiata da italiani». La Cucinotta, che interpreta Santina, emigrata italiana in Belgio, svela le motivazioni che l'hanno indotta ad accettare un ruolo molto umile ed i suoi progetti futuri. Marcinelle si inquadra nel filone rievocativo di grandi eventi storici di ieri e di oggi. Ma alla luce del tragico attentato di Nassiriya assume un significato ancora più intenso. Qual è la risposta che si attende dal pubblico di Raiuno? «La platea televisiva sente il bisogno di riafferrare le proprie radici storiche. Marcinelle somiglia a Nassiriya, perché quei morti italiani nella miniera, come i nostri militari in Iraq, ad un certo punto, sono emersi dalla folla e sono diventati eroi, esempi di laboriosità e di dedizione per tutti. Io ho incontrato personalmente, lo scorso agosto, i familiari delle vittime di Marcinelle, in un viaggio in Belgio assieme al Ministro Tremaglia. Ho parlato con l'unico dei pochi sopravvissuti ancora in vita, ho sentito il calore e l'affetto di connazionali felici di essere ricordati dall'Italia e fortemente legati alle proprie radici. Un'esperienza commovente della quale ho sentito tutta l'importanza». Eppure il suo è un personaggio perdente. Santina si sente tradita, umiliata, spogliata di ogni diritto alla felicità. «Santina fa parte integrante della vicenda, con la sua personalità, a volte un po' frivola insegue, in Belgio, il sogno del benessere purtroppo negato in Italia. In lei ho riversato tutta la mia sicilianità di persona orgogliosa delle proprie radici e degli insegnamenti delle donne della mia terra che ancora oggi ricordano quelle di cinquant'anni fa. Insomma io sono terrona e me ne vanto. Ma amo anche il Nord. Infatti ho eletto Brescia a mia città di adozione, perché vi abita mio fratello Gaetano al quale sono molto legata e che raggiungo appena i miei impegni me lo consentono». Il suo futuro professionale, proiettato in Italia, le consentirà di conciliare meglio lavoro e vita privata? «Sono molto legata, da donna del Sud, alla mia famiglia che ha precedenza su ogni altro impegno e che desidero ampliare in futuro. Dopo le festività di fine anno torno a Los Angeles perché ci sono in cantiere dei progetti cinematografici che coinvolgono l'Italia e sono finalizzati alla promozione della nostra immagine oltre oceano». Intanto stanno per uscire una serie di pellicole che la vedono protagonista per il grande schermo. A quando il prossimo impegno con la Tv? «Per adesso la televisione può attendere. Ho deciso di dedicarmi prevalentemente al cinema. A febbraio sarà nelle sale "Vaniglia e cioccolato", con la regia di Ciro Ippolito. Mentre a primavera inoltrata usciranno anche "Miracolo a Palermo" e "Mariti in affitto". In tutte e tre le pellicole interpreto altrettante figure femminili con differenti interessi e con storie sentimentali che si concludono sempre con un finale a sorpresa».