Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

«Dio è scelta, ai credenti l'onere della prova»

default_image

  • a
  • a
  • a

Tommaso pensava che il fondamento della teologia stesse nella rivelazione. Per Kant Dio è un postulato e dunque una premessa indimostrabile. Come ricorda Antiseri nel suo libro, Kant si pone tre domande: che cosa posso sapere? (il limite della conoscenza); che cosa debbo fare? (il problema morale); che cosa posso sperare? (il bisogno della metafisica). Dunque Dio può essere un ente rivelato oppure un ente di cui si sente il bisogno, non un ente dimostrato: Dio è una scelta. Quali sono le ragioni del non credente? E c'è qualcosa che possa far vacillare questa sua convinzione? «Il non credente è per definizione "agnostico", dunque non deve esibire "ragioni" per il suo modo di pensare. L'onere della prova incombe sempre a chi fa un'affermazione, non a chi si dichiara scettico». Può essere intollerante il credente consapevole del fatto che la sua fede non si basa su fondamenti assoluti e forse neppure su fondamenti razionali? «No, non può. E credo sia questo un punto centrale sviluppato da Antiseri. Il "relativismo", come egli ci insegna, assume il concetto che una teoria filosofica è razionale se è criticabile e che una teoria scientifica è razionale se è confutabile. Dunque non esiste una verità assoluta, nessuno la detiene e può imporla agli altri. La lezione del relativismo non è però una lezione di svalutazione per qualsiasi credo o conquista della scienza. È soltanto una lezione di tolleranza per chi fa sua una fede o una filosofia, che se è accettabile per lui, non necessariamente deve esserlo per tutti gli altri. È anche una lezione di modestia per chi sostiene una teoria scientifica che, come la storia della scienza largamente dimostra, può essere vera oggi, ma potrebbe essere giudicata falsa domani».

Dai blog