Rai: «Bloccate la Guzzanti». Poi ci ripensa
«Incompatibile con il momento storico». L'attrice aveva subito parlato di «attentato alla democrazia»
Onde evitare inutili dietrologie o frettolose analisi sullo stato delle libertà democratiche del paese, ci atterremo alla pura descrizione cronologica dei fatti. A far sganasciare i lettori, più che le imitazioni della Guzzanti, ci pensino gli eventi. Ore 17.26 - Le agenzie battono la notizia che «Raiot», nuovo programma satirico di Sabina Guzzanti, previsto nel palinsesto serale di Raitre, è stato bloccato dalla Rai. La fonte è Andrea Salerno, responsabile del settore satira della rete. «Alle 16.30, mentre alla Dear stavamo montando la puntata di esordio da mandare in onda in serata, mi ha chiamato il direttore di Raitre Paolo Ruffini - dichiara Salerno - comunicandomi che per sua decisione intendeva cancellare il programma, non ritenendolo compatibile con il momento storico italiano. Sono sconcertato e ritengo la decisione fortemente censoria. La satira in Tv è morta». Ore 18.01 - Parla lei, la Sabina, che per la prima puntata aveva (naturalmente) previsto l'imitazione di Silvio Berlusconi. «Un fatto intollerabile non solo per la satira e la Rai ma anche per la democrazia. Spero che la gente si rivolti. Sono indignata anche perché Paolo Ruffini si era dichiarato entusiasta del programma. Non può aver preso una decisione di tale gravità da solo». L'invito alla rivolta viene stigmatizzato dal responsabile comunicazione di An, Alessio Butti. Ore 18.24 - Il direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo, fa sapere che il direttore di Raitre ha deciso il blocco della Guzzanti in piena autonomia. Contemporaneamente il presidente del CdA Rai, Lucia Annunziata, comunica che «pur rispettando la decisione di Ruffini, sta lavorando ad una mediazione sulla vicenda di "Raiot"». Ore 18.49 - Partono le immancabili reazioni all'"increscioso" fatto. Parla Antonello Falomi, capogruppo ds in commissione di vigilanza Rai. «I vertici Rai chiariscano l'atto censorio oppure il caso Guzzanti dovrà essere portato immediatamente in commissione». Ci mette il carico da undici Giuseppe Giulietti, sempre ds: «Il riferimento al momento storico che sta attraversando il Paese è pretestuoso, visto che, nonostante i morti in Iraq, in Rai stanno andando regolarmente in onda programmi di rara volgarità». Ore 19.02 - Di fronte alla marea di proteste, Ruffini (area Margherita ma anche parente del ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia, Forza Italia) vacilla. Telefona a Cattaneo per spiegargli i dubbi che lo torturano: andare avanti in nome del "momento storico" e passare alla storia come "Paolo il censore" o imboccare la strada di una precipitosa ritirata in nome dell'autonomia e della libertà di espressione? Cattaneo, con modi spicci, lo invita a decidersi. Ma a quel punto tutti i vertici Rai sono coinvolti nella vicenda. Ore 19.19 - La Rai comunica che «Raiot» andrà regolarmente in onda. Paolo Ruffini è tornato sulla sua decisione perché «di fronte alle accuse di censura, che non hanno fondamento, ritengo che la cosa migliore da fare a questo punto sia mandare in onda il programma per fugare ogni dubbio. Avevo sollevato un problema di opportunità per la messa in onda di "Raiot". La mia valutazione partiva dal particolare momento che attraversa il paese dopo l'attentato a Nassiryia, alla vigilia dei funerali e del giorno di lutto nazionale. Chi segue Raitre e chi conosce il mio modo di concepire la professione sa che non accetto imposizioni e che la mia era una valutazione autonoma». Fine della cronaca di un pomeriggio di ordinaria follia attorno a un programma di satira. Ma è possibile che un'imitazione ferisca più di una cisterna piena di esplosivo?