Paolo Mosca: «All'origine sono i sentimenti»

Il mondo cambia a velocità vertiginosa, si deve quindi riscoprire il nuovo senso e afferrarne il cambiamento. È un libro trasversale per tutte le età. Alla fine di ogni capitolo chiudo con un pensiero rubato ad un grande ma soprattutto a Madre Teresa e Gandhi». Con suo papà Giovanni Mosca grande giornalista scrittore e umorista vignettista che tipo di rapporto ha avuto? «Con lui avevo un rapporto molto bello, complice. Casa nostra era frequentata da tanti personaggi, Marchesi, Campanile, Buzzati, Guareschi». Che tipo d'infanzia ha vissuto? «La mia e quella dei miei fratelli è stata un'infanzia diversa da quella di oggi. I bambini facevano i bambini. Gli adulti importanti erano per noi come dei marziani. Era un'infanzia rigorosa. Ho amato moltissimo i miei genitori. A Roma ho con me la scrivania di mio padre dove scrivo e lavoro ogni giorno». Perché scrive di sentimenti? «Ho dato in quest'ultimo periodo della mia vita priorità alle emozioni, ho messo a disposizione dei lettori le mie esperienze, anche personali. Oggi mi piace scrivere soprattutto per gli altri». Come ricorda i suoi studi in collegio? «Il collegio mi è servito tantissimo per crescere e maturare. Proprio in quell'ambiente ho preso coscienza di tante cose». Ha molti amici? «Conosco tante persone ma gli amici sono pochi. Quelli veri sono oggi sparsi in tutta Italia». Roma è diventata dopo Milano la sua città di adozione? «Mio padre voleva tornare nella sua città d'origine. Me lo diceva spesso. Me lo ha ripetuto fino alla fine dei suoi giorni. Ora vivo io in questa stupenda città e vivo benissimo. La sento tanto famigliare a me».