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di GABRIELE SIMONGINI PER cinque mesi il genio di Antonio Canova (1757-1822), tramite molte ...

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Sabato 22 novembre si inaugurerà, infatti, la più imponente e completa mostra antologica a lui dedicata nelle sale del Museo Civico di Bassano del Grappa e nella Gipsoteca di Possagno, paese natale dell'artista. La rassegna resterà aperta sino al 12 aprile. Il catalogo è a cura di Skira. L'evento - curato da Sergej Androssov, Mario Guderzo e Giuseppe Pavanello - è veramente eccezionale,oltre che per la suggestione di cui si caricano le sedi stesse della mostra, anche per alcuni dati oggettivi. Saranno infatti esposte 400 opere tra marmi, gessi, terracotte, monocromi, dipinti, tempere, disegni e incisioni. L'Ermitage di San Pietroburgo, che accoglie la più importante collezione al mondo di marmi canoviani, presterà ben sette statue: tra gli altri, il «Genio funerario», «Amore e psiche stanti», l'«Amorino alato», la «Maddalena penitente», la «Danzatrice con le mani sui fianchi». Saranno esposte per la prima volta in Italia la «Pace» da Kiev, la «Venere» da Leeds, la «Polimnia» da Vienna e la «Ninfa dormiente» da Londra. Per la prima volta sarà anche presentata una mole significativa di lettere e manoscritti che rivelano la complessa e fervida statura intellettuale di Canova, ammirato in tutta Europa da sovrani e colleghi. Fu veramente l'artista più internazionale e cosmopolita dell'epoca: furono suoi committenti, con una sorta di "par condicio ante litteram", Napoleone e l'Imperatore d'Austria, il Re d'Inghilterra e quello di Baviera, lo Zar di Russia e perfino i neonati Stati Uniti d'America. Senza dimenticare che Canova fu anche ispettore generale delle Belle Arti dello Stato Pontificio, diplomatico della Santa Sede e inviato a Parigi nel 1815 per far tornare in Italia i beni razziati da Napoleone. In questo senso è stato anche uno strenuo difensore del nostro patrimonio artistico, un coltissimo e agguerrito paladino di cui ci sarebbe bisogno anche oggi. Per chi non l'abbia mai visitata prima d'ora costituirà poi una vera e propria scoperta, una sorta di miraggio metafisico, la sorprendente Gipsoteca di Possagno, con il suo abbacinante biancore di gessi e bozzetti canoviani. Solo visitandola insieme alla casa, allo studiolo sulla torretta dell'abitazione e al Museo Civico di Bassano del Grappa (che raccoglie quasi tutti i disegni di Canova, un ricco epistolario, la sua biblioteca personale e i suoi monocromi) sarà possibile capire la sua multiforme e carismatica personalità. La mostra e il catalogo sfateranno anche alcuni luoghi comuni di cui si è troppo abusato. Ad esempio, nelle parti delle sue sculture che rappresentavano la pelle nuda Canova stendeva una cera rosata per dare l'illusione del colore dell'epidermide. Non si può quindi certo parlare, come molti hanno fatto, di glaciale accademismo del bianco. Inoltre Canova aveva concepito le sue sculture in modo tale che girassero a 360 gradi, poggiando su perni e assi metallici. Anche la «Paolina Borghese» ruotava e Canova consigliava di contemplarla quasi al buio, con la sola luce delle torce.

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