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Violante racconta l'importanza di chiamarsi Placido

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DUE FILM IN USCITA

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Gli stessi lineamenti aggraziati e delicati, ma lei orgogliosissima tiene subito a precisare che chiamarsi Placido non le ha facilitato la vita. Anzi. È Violante, la bella figlia di Michele Placido, volto riconoscibile del cinema italiano dopo «L'anima gemella», il film di Sergio Rubini che le ha procurato anche una candidatura al Nastro D'Argento. In questi giorni nelle sale della Pensiola con ben due pellicole: «Ora o mai più» di Lucio Pellegrini e «Gli indesiderabili» di Pasquale Scimeca. Come mai due ruoli così diversi? «Quello di Scimeca è un film al maschile, ambientato negli anni '40. Racconta la storia di un gruppo di emigranti italiani rispediti in patria con il marchio di indesiderabili. Interpreto una piccola parte, Agneska, la lavandaia polacca fidanzata con Tony Bendando, l'attore Vincent Gallo.» Per Gallo questa è il primo ruolo in una produzione italiana. Che tipo è? «Un vero professionista, però dal carattere molto particolare, direi difficile. È una persona imponente dal vivo, molto carismatica». Ci parli di «Ora o mai più». «È un film corale e soprattutto ambientato nei nostri giorni. Io sono Viola, una ragazza fragile e vitale, alla ricerca di un punto di riferimento, che si trova coinvolta in alcuni avvenimenti storici». Anche lei è impegnata socialmente? «Un pochino sì, ma non ho mai frequentato centri sociali o altre associazioni simili. Vorrei, ma il lavoro mi lascia pochissimo tempo». A proposito di lavoro, suo padre è contento della sua scelta di diventare attrice? «Non si è mai espresso in questo senso. È sempre molto impegnato ed io non gli chiedo nulla. Lui è una persona che ha iniziato dal nulla ed è bene che lo faccia anch'io. Mi ha accompagnata alla prima di "Anima gemella" e dopo il film mi ha detto «Brava, poi ne parliamo». Sto ancora aspettando». In futuro pensate di lavorare insieme? «Non lo so. Michele non mi ha mai chiamata per i suoi film ma devo dire che non sono ancora convinta di poter continuare a fare questo mestiere». Perchè? «A otto anni ero certa che l'avrei fatto. Durante l'adolescenza invece odiavo il mondo del cinema. Poi l'occasione con "Jack Frusciante" di Enza Negroni. Lì però non mi sono piaciuta ed ho deciso di andare a Los Angeles a studiare recitazione». Ora le proposte le piovono da tutte le parti. «Lo ammetto, dopo «L'anima gemella» ho ricevuto un sacco di copioni. Questa estate ho girato "Raul" di Andrea Bolognini, una libera trasposizione di "Delitto e castigo" di Dostoevskij dove intepreto la prostituta Sonia, ed ho appena chiuso il set di "Che ne sarà di noi" di Giovanni Veronesi, un viaggio in Grecia di tre ragazzi dopo la maturità, con Silvio Muccino, Elio Germano e Giuseppe Sanfelice».

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