«Porto Excalibur nel cuore delle persone»
Antonio Socci, senese, 44 anni, sposato con tre figli, vicedirettore di RaiDue, stasera invece dedicherà il suo programma in diretta da Assisi alla strage di militari italiani a Nassirya. L'argomento, che nessuno avrebbe voluto dover mai affrontare, è invece obbligato, dovuto, anche se dolorosissimo. Socci, perché proprio Assisi? «Assisi è la piazza del dialogo, il simbolo della pace e della volontà di far incontrare diverse civiltà, un punto di riferimento e quindi una angolazione diversa per affrontare questa tragedia che ha colpito gli italiani». Insomma, Excalibur quest'anno scende in piazza, fra la gente? «Sarà un programma itinerante. Venticinque puntate in altrettanti luoghi diversi della penisola, da Nord a Sud. Ci sarà meno politica e più sociale. Abbandoneremo lo studio televisivo romanocentrico per calarci nel territorio. In mondi poco esplorati. Gli argomenti di cronaca verranno visti dall'interno e affrontati con il punto di vista di chi sta dall'altra parte e spesso non ha voce. Potrà essere spesso una voce controcorrente, positiva, carica di valori». Insomma, basta con il tradizionale talk show con gli ospiti politici che polemizzano tra loro... «I politici potranno partecipare ma saranno ospiti di quelle comunità, di quei mondi che esploriamo, non ci sarà "il palazzo", per intenderci». Un esempio pratico? «Andremo a Torino e affronteremo il tema dell'immigrazione vicino all'Altare della Pace di Oliviero. La nostra novità consiste nell'aprire una finestra dalla parte opposta. E magari trovarci la speranza». Il primo rapporto sulla Qualità Rai mostra una certa disaffezione da parte dei telespettatori nei confronti dell'informazione Rai, che ne pensa? «Credo che l'informazione resti strategica per il servizio pubblico e le Rai ha tutte le armi e i professionisti per mantenere un livello altissimo». L'anno scorso è stato al centro di polemiche e critiche anche per gli ascolti non sempre soddisfacenti. «Diciamo che è stato il mio noviziato, spero di fare meglio quest'anno. I due speciali di settembre sono andati benissimo» Pensa che ci sia stato un pregiudizio culturale nei suoi confronti, visto che per la prima volta ha introdotto una impostazione decisamente cattolica? «Exacalibur non è un programma di parte, né targato politicamente. Rivendico l'assoluto pluralismo e il desiderio di ascoltare e capire che da sempre caratterizza la trasmissione... Direi che forse mi criticano perché risulto antipatico o mi ritengono incapace...». Se la chiamano il Santoro di destra si arrabbia? «È una provocazione. Io ho un'identità precisa e si può facilmente leggere che cosa penso, ma so che anche sul collega Floris incombe questa condanna, malgrado di professionisti ce ne siano tanti altri, come Minoli, ad esempio». Il consigliere Rai Marcello Veneziani dice che la Tv di destra non esiste. «Non so, comunque non la faccio io. Ci sono soltanto una buona Tv e una cattiva Tv. Poi ognuno ha le sue idee, che difende da giornalista, naturalmente. E sarebbe ingiusto e poco onesto non farlo apertamente».