di MONICA FRANCHI «IL GRANDE dramma dell'esistenza umana oggi é il rapporto col padre».
Vale anche per la vita della Chiesa, luogo della matura paternità, che è accoglienza, educazione, compagnia. Giovanni Paolo II è un padre, cioé un maestro, anche per chi non è cristiano. E i giovani che a milioni lo ascoltano esprimono questo bisogno di paternità che in lui si realizza. Intuiscono, pur nella confusione di questa società e nela fuggevolezza dei sentimenti adolescenziali, che il Papa sa rispondere, sa prima ancora suscitare domande che contano. Ma il Papa è un sacedote, il primo "servo tra i servi": perché allora la solitudine, la fragilità di tanti sacerdoti e perché l'indifferenza della gente, se non come dispensatori di carità ed efficienza? Psicologi od organizzatori, a questo servono, al più, i religiosi. Massimo Camisasca, Monsignor Camisasca è sacerdote da quasi 40 anni. Docente di filosofia, giornalista, scrittore, è soprattutto padre per i cento e più sacerdoti e seminaristi della Fraternità San Carlo Borromeo, di cui è fondatore e superiore generale. Perché ha incontrato, da ragazzo, un padre per lui, e un'educazione ad essere figlio, cioé la capacità di chiedere, seguire, amare. A 14 anni conosce Luigi Giussani, suo insegnante di liceo a Milano, e il carisma di Comunione e Liberazione diventa il modo di aderire alla Chiesa, di rispondere alla chiamata fatta alla sua vita. Per questo è fondamentale «La sfida della paternità» (Edizioni San Paolo). Per questo le sue riflessioni sul sacerdozio hanno come soli origine e scopo l'educazione, dell'autore e dei suoi ragazzi. L'educazione a capire per cosa si é scelti e a cosa si è mandati. Nella parrocchia dietro l'angolo o in paesi lontani, con la passione che altri incontrino la stessa pienezza di vita, la stessa certezza e speranza. Educazione a vivere l'obbedienza, la povertà, la verginità, e non per doverismo, ad essere servi di Dio, cioé del popolo cristiano. Perché il sacerdozio sia «la strada della libertà, dell'impegno intelligente, appassionato con Cristo». A ben guardare, è la strada di tutti. Per questo gli appppunti di Camisasca non sono "cose da preti". C'é una sola vocazione, per ciascuno. Dio sceglie tutti, e sceglie per mandare. La preghiera, lo studio, la vita comunitaria sono per tutti tappe dellcammino nella Chiesa. La povertà come libertà dalle cose, per usarle tutte, senza esserne schiavi. L'obbedienza come coscienza di essere generati, e adesione al bene per noi. La verginità, non «una modalità di vita per alcuni, ma la forma più propria della vita cristiana in quanto tale». Senza pretesa di perfezione, anzi con ironia e comprensione delle nostre incapacità e mancanze. Perché vale per tutti quelli che hanno la grazia e la volontà di essere cristiani, «essere uomini santi, cioé consegnati a Cristo».