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di GIULIA CERASOLI MEGLIO i pupazzi dell'Albero Azzurro dell'anchorwoman Lilli Gruber.

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I telespettatori non hanno dubbi, preferiscono la Rai delle favole, dei cartoni e dei documentari culturali alla Rai dell'informazione e dell'intrattenimento. Non solo, ma considerano complessivamente più qualificata Raitre, rispetto alle «consorelle» Raiuno (al secondo posto) e Raidue (al terzo). Infine, apprezzano la Rai del daytime più di quella del primetime. I dati del primo «Monitoraggio della qualità dell'offerta televisiva Rai», (ventimila individui sottoposti da metà settembre a 800 interviste quotidiane dalla Doxa) in cui l'informazione si piazza solo al quinto posto e intrattenimento e film chiudono la classifica, suscitano reazioni contrapposte anche all'interno di viale Mazzini. Questa radiografia dei gusti del pubblico, «orienterà la discussione sul servizio pubblico» sostiene il ministro Gasparri, presentando i risultati. E la discussione c'è e subito. Battibeccano infatti il presidente Annunziata e il dg Cattaneo. «Sono contenta per Raitre, ma l'informazione deve prendere il posto dei programmi per bambini e dei cartoni animati nella graduatoria della qualità: è questa la sfida per il servizio pubblico», dice convinta la presidente. «L'anno prossimo voglio l'informazione all'80% - dice la presidente - I tg li ho fatti anch'io e so quanto è difficile, ma evidentemente ancora come informazione pubblica non tocchiamo i vertici dell'affidabilità e le corde del rapporto con i cittadini». Una stoccata politica nei confronti dei direttori di testata? In ogni caso, Annunziata giudica «importante e coraggioso» aver introdotto l'indice di qualità nell'analisi dell'offerta. Secondo il dg Cattaneo (che ieri ha riferito in CdA sullo sciopero del Tg3) invece anche per la Rai ci vuole «un mix equilibrato» fra le esigenze della qualità e gli ascolti: è questo il modo giusto di operare. «Se una tv commerciale - ha spiegato Cattaneo - fa programmi che ottengono il 40 o anche il 50% di share, non si vede perchè la tv pubblica non ne debba fare. E poi bisogna tener conto del fatto che il 53% del nostro bilancio è basato sulla pubblicità». A ridimensionare il tutto è il direttore dell'Auditel Walter Pancini, secondo il quale i dati non possono certo venir considerati «alternativi» ad Auditel. Piuttosto irritato anche Bruno Vespa, che ieri ha incassato l'elogio del presidente: «Se fossero partiti anche gli altri programmi, il giudizio sarebbe più completo». Ieri è stato anche il giorno del j'accuse di Paolo Francia in Commissione di Vigilanza. «Alla guida di Rai Sport «ho difeso una linea di rigore morale che molto spesso era stata disattesa», ha detto con passione l'ex direttore, attuale capo del dipartimento. E ha accusato la direzione generale di averlo invitato al prepensionamento. Questo avrebbe chiesto Cattaneo all'allora direttore di Rai Sport in un incontro avvenuto la sera del 3 novembre. Cattaneo non ha replicato alle dichiarazioni dell'ex direttore di RaiSport, ma qualcuno ha insinuato che in realtà le cose sarebbero andate in maniera diversa, per alcuni sarebbe stato Francia a far comunicare al Direttore generale la propria disponibilità al pensionamento.

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