di SIMONA BUONOMANO COSTUMI pomposi e appariscenti e abiti ecclesiastici con tanto di accessori ...

L'esposizione, dal titolo «Federico in costume», allestita a Palazzo dell'Arengo fino al 16 novembre, mette in luce il carattere visionario dell'arte felliniana, che si materializzava anche negli abiti di scena, spesso schizzati in bozzetti preparatori dal regista stesso. Ci sono tutti i pezzi più significativi della sfilata di moda ecclesiastica del film «Roma»: due cappelloni da suora, un abito da parroco e vesti cardinalizie e vescovili dai mille lustrini, tra cui il costume da cardinale a specchietti e quello originalissimo tempestato di lampadine che si accendono a intermittenza. Dal «Casanova» vengono invece gli abiti del Carnevale, e gli oggetti-feticcio del Casanova amatore, ma anche il costume di pizzo Madame D'Urfè, con l'enorme specchio in legno decorato. Ma questo è solo un angolo della Rimini felliniana: qui è stato appena aperto un Museo voluto dalla Fondazione Fellini: fino al prossimo 6 gennaio ospiterà la mostra 8 e ½, con le fotografie inedite dell'omonimo film firmate da Gideon Bachmann, tra cui quelle relative alla sequenza finale andata perduta. Poi scorci caratteristici delle scene più celebri: Mastroianni nelle tinozza dell'harem, la Saraghina sulla spiaggia, poi Claudia Cardinale e Sofia Loren in visita sul set. «Sono venuto a Rimini per vedere la città che ha creato quest'uomo - ha detto il regista Peter Greenaway, ospite del Convegno internazionale - «Fellini mi ha legittimato, trovo che i suoi film siano nutrienti. Il cinema realizzato fino a oggi lo considero solo un prologo di quello che verrà. Abbiamo forzato il linguaggio cinematografico a raccontare storie letterarie». Ma secondo Greenaway proprio Fellini farebbe eccezione: «la dissociazione tra trama e immagine è il segreto del suo successo. Potrebbe essere l'ultimo dei registi del cinema muto». Info: Museo Fellini 0541-50085 Federico in costume0541-55082