ALESSANDRO GIANNOTTI DOPO il Victoria and Albert Museum di Londra, è adesso il Costume Institute ...
Una mostra dal titolo assai intrigante che vuole essere un percorso nella storia di un capo di abbigliamento, la gonna appunto, che nella società attuale viene ancora vista come parte integrante di un guardaroba esclusivamente al femminile. Ma è la storia stessa a chiarire questo equivoco con gli antichi greci e romani per i quali il mostrare le gambe era sinonimo di giovinezza e quindi di forza fisica, virilità, ipermascolinità, o il kilt che dalla tradizione scozzese - veniva usato nelle battaglie - nel 1800 fu poi trasformato in status symbol dalla regina Vittoria e dal consorte Alberto che lo indossavano durante i soggiorni nella residenza di Balmoral Ed è ancora la storia a insegnare come nel corso degli anni più recenti siano state soprattutto le donne ad attingere ai capi di abbigliamento maschile e non viceversa. E se è ormai lontano quel 29 dicembre 1852 quando, a Boston, Emma Snodgrass fu arrestata perché indossava un paio di pantaloni, oggigiorno vedere un uomo passeggiare per la strada con la gonna non è certo considerata una cosa normale. E uno scozzese in kilt fa ancora sorridere. A rivalutare la gonna come capo di abbigliamento maschile da tutti i giorni ci ha provato per primo l'enfant terrible della moda Jean Paul Gaultier - seguito poi da Dries Van Noten e Vivienne Westwood - che verso la fine degli anni Ottanta portò sulla passerella di Parigi l'uomo in kilt. Ma coloro che lo indossarono per le strade furono additati e sbeffeggiati. Ecco allora i punk, i grunge, i rocker che hanno usato le gonne e un determinato abbigliamento considerato ancora oggi appartenente all'universo «femminile», come mezzo per esprimere, in maniera trasgressiva la loro personalità. E tra gli stilisti le cui creazioni sono in esposizione al Metropolitan Museum gli abiti unisex, fino alla caviglia, a mega-righe orizzontali di Courréges, le gonne lunghe da indossare con la giacca di Miguel Adrover, il caftano sempre lungo in lino con stampe africane, ricami, perline e nastri di Roberto Cavalli; la gonna a trapunta patchwork di Jean Paul Gaultier (arrivato all'inaugurazione in giacca, camicia bianca e gonna di raso nera fino ai piedi), il cappotto-abito, nero, che Keanu Reeves indossa in Matrix.