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Scoprì che le bestie hanno sentimenti Il pulcino desidera chi vede per primo

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Il futuro fondatore dell'etologia, nato a Vienna il 7 novembre 1903, aveva sei anni quando ricevette in dono uno di questi pennuti ; bastò una reciproca occhiata e i due ricevettero un imprinting speculare : l'anatroccolo scambiò la prima figura in movimento che vide uscendo dal guscio per la propria madre, il bambino riconobbe in quella creatura pigolante il proprio destino. Da quel momento Lorenz avrebbe trascorso la sua vita con anatre e oche selvatiche ai piedi del letto, avrebbe nuotato nelle acque del Danubio con un corteo di palmipedi innamorati di lui, e dedicato il suo tempo e la sua intelligenza allo studio del loro comportamento, dei loro istinti e sentimenti. Ma al di là degli aneddoti come questo, comunque rivelatori di un uomo e di uno studioso, chi era Konrad Lorenz e qual è stata la sua importanza per la scienza ? Ne parlo con Giorgio Celli, docente di Entomologia all'Università di Bologna e noto divulgatore scientifico, che sullo scienziato viennese - di cui ricordiamo, fra le altre opere, «L'anello di re Salomone», «E l'uomo incontrò il cane», «Gli otto peccati capitali della nostra civiltà», «Natura e destino» - ha scritto l'approfondita monografia «Konrad Lorenz» (Bruno Mondadori). «Lorenz - mi dice Celli - è considerato il fondatore dell'etologia. Questa scienza aveva avuto diversi precursori, il più importante dei quali fu Charles-Georges Leroy, guardacaccia dei boschi di Versailles e autore, a metà del Settecento, del volume "Lettere sugli animali", dove per la prima volta questi non erano visti alla stregua di macchine, secondo la concezione cartesiana, bensì come degli esseri senzienti, capaci di provare dolore e piacere, paura e rabbia. Quella di Leroy, però, era stata solo una felice intuizione, che Lorenz tramutò in sistema, innescando la "rivoluzione copernicana" dell'etologia». Quali furono i perni di questa rivoluzione? «Prima di Lorenz la biologia si fondava sul cosiddetto behaviorismo, dall'inglese behaviour, comportamento: uno schema di pensiero secondo il quale degli animali si possono studiare solo le reazioni agli stimoli provenienti dall'ambiente esterno, appunto il comportamento, ma non i meccanismi profondi del cervello. I behavioristi osservavano gli animali esclusivamente in laboratorio, secondo i dettami della scienza sperimentale: mettevano dei ratti in un labirinto e calcolavano quanto tempo essi impiegassero per trovare l'uscita, ma non si preoccupavano di cosa accadesse nella mente del ratto mentre affrontava una simile prova. Lorenz introdusse tre importanti novità. Innanzitutto quella dell'osservazione in natura, cifra distintiva dell'etologia: per Lorenz gli animali non sono cavie da laboratorio, ma creature libere e selvatiche, da studiare nel loro ambiente naturale. Fu proprio l'osservazione 'in pieno campo a permettere a lui e al suo collaboratore Tinbergen di formulare una fondamentale teoria dell'istinto, laddove i behavioristi negavano l'esistenza di comportamenti innati negli animali, le cui azioni sarebbero state dettate unicamente dall'esperienza. Lorenz fondò infine quella che oggi viene chiamata etologia cognitiva: nell'ultimo periodo della sua vita s'interessò non solo al comportamento degli animali, ma anche al loro mondo interno, e questo lo portò a cogliere somiglianze insospettabili tra la psicologia animale e quella umana; osservazioni che si ritrovano soprattutto nella sua opera sull'aggressività e nel saggio che può essere considerato il suo testamento spirituale, "Io sono qui, tu dove sei?" nel quale Lorenz stabilisce un parallelo tra i sentimenti umani e quelli dell'oca selvatica, dimostrando come questo animale possa provare sentimenti di gelosia, affetto, solitudine o amicizia del tutto simili a quelli dell'uomo. È proprio osservando le oche selvatiche e altri uccelli che Lorenz giunse a formulare la teoria dell'imprinting». Cos'è esattamente questo fenomeno la cui scoperta valse a Lorenz il Nobel nel 1973? «L'i

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