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Baruffe e sberleffi in famiglia

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BENVENUTI continua a privilegiare, con il suo cinema, la coralità («Ritorno a casa Gori», «I miei più cari amici»). A volte, però, vi dà spazio anche a vicende che si stringono di più attorno a personaggi singoli, come in «Ivo il tardivo», e così fa anche nel film di oggi che ha maliziosamente costruito addirittura come una commedia sentimentale, congegnandola tuttavia in modo che il suo lieto fine tradizionale, non appaia scontato. Al centro, difatti, vi ha messo un personaggio, che ovviamente si è anche interpretato, dotato di un carattere a dir poco singolare. Si è separato dalla moglie perché gli piace star solo, è afflitto da tre sorelle petulanti ma cerca di incontrarle solo in occasione delle feste, si è messa in casa come domestica, un'extracomunitaria arrivata dall'Ucraina ma, almeno all'inizio, non si accorge neanche che è giovane e bella. Alla fine come ci attendeva, la sposerà, ma per arrivar lì Benvenuti, prima ci mette in scena ancora una volta un teatrino familiare in cui tutti fanno chiasso, sbozzandovi in mezzo dei caratteri sempre sopra le righe e, dato che il suo personaggio di professione è avvocato, coinvolgendolo, in occasione di una rissa di eredi attorno alla divisione di una eredità, in un balletto sorretto da una vera e propria frenesia caricaturale, con degli sberleffi non di rado a livello di macchiette. Il punto di forza, comunque resta sempre il modo con cui lo stesso Benvenuti colorisce le evoluzioni psicologiche del suo strambo personaggio. Affiancandolo, per la storia d'amore, alla bella Natasha Stefanenko e opponendolo, con accenti furbi, a un padre disinibito cui dà volto Arnoldo Foà. Un trio che si impone. G. L. R.

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