Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

di DARIO ANTISERI NAZISMO e stalinismo sono davvero tanto lontani, radicalmente diversi? Rappresentano ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Il totalitario nazista o comunista pensa di conoscere l'ineluttabile senso della storia; crede di avere tra le mani il sommo criterio per decidere quale sia la società perfetta e quale sia la «vera» natura umana; è sicuro di sapere cosa è il bene assoluto e dove sta il male assoluto; sa quale è la razza o, rispettivamente, la classe destinata a realizzare il bene sulla faccia della terra e a dominare il mondo; si reputa capace di dirigere l'intera economia. Da questi presupposti gnoseologici scaturiscono «naturalmente»: il partito unico, la fede nel leader il quale è sicuro che «Dio è con lui» o il quale crede che Dio ormai gli abbia ceduto il posto; il dominio del partito su tutta la vita politica; l'asservimento dei giudici alla volontà del partito; una propaganda martellante tramite l'esclusivo uso della stampa e degli altri mezzi di comunicazione; il controllo politico più minuzioso sulla vita «privata» dei singoli cittadini; il più rigido monopolio dell'educazione, con l'immediato licenziamento di tutti gli insegnanti non perfettamente allineati; l'onnipresenza della polizia segreta; la persecuzione dei sospetti, la carcerazione, la tortura e infine l'uccisione di quanti vengono individuati come «nemici oggettivi»; i Lager e i Gulag. L'unica vera differenza tra nazismo e comunismo è costituita dal nemico oggettivo; l'altra razza o l'altra nazione per il nazismo, la classe borghese per il comunismo — e il mondo va ripulito da tutti gli individui che incarnano il male. E allora: nazismo e stalinismo, così lontani, così vicini. Banesh Hoffmann, nel suo libro «Albert Einstein, creatore e ribelle», scrive che negli anni tra il 1965 e il 1967 i Russi pubblicarono le opere scientifiche complete di Einstein in quattro volumi. In precedenza, però, gli ambienti ufficiali comunisti non avevano mai saputo quale linea adottare nei confronti della teoria della relatività di Einstein. Ancora nel 1952 la teoria einsteniana era attaccata da un accademico sovietico perché contraria al materialismo dialettico, nucleo centrale del marxismo. L'accademico aveva rimproverato certi scienziati rei di appoggiarla. Informato al riguardo da una lettera, Einstein rispose in tono scherzoso dicendo che la cosa lo allietava notevolmente, nonostante fosse turbato da tempo dalle limitazioni imposte in Russia alla libertà di pensiero e di parola. Scrisse poi il seguente aforisma che venne pubblicato nel 1953: «Nel campo di coloro che cercano la verità non esiste alcuna autorità umana. Chiunque tenti di fare il magistrato, viene stravolto dalle risate degli dei». E scrisse, inoltre, alcune strofe mordaci a proposito del materialismo dialettico. «Con sudori e fatiche immani/ un granello di verità speri di vedere?/ Oh sciocco! Ammazzarti lavorando!/ Il nostro partito crea la verità con decreti./ Qualche fiero spirito osa dubitare?/ Il cranio sfondato è la sua pronta ricompensa./ Così gli insegniamo, come mai prima d'ora,/ a vivere soavemente e d'accordo con noi».

Dai blog