«Canto contro l'inganno dei massmedia»
Un'immagine che intenerisce il cuore, e che lascia spazio all'immaginaro del mondo di Gigi D'Alessio. Lontano dal fragore degli stadi, dopo il successo ottenuto dal suo World Tour 2003, l'artista traccia un bilancio della sua carriera regalando al pubblico una raccolta «Buona Vita». Tre ore di musica, ventidue canzoni tra cui due inediti, «La forza delle donne» (brano che accompagnerà le immagini del film «Mariti in affitto» di Ilaria Borrelli interpretato da Maria Grazia Cucinotta e Brooke Shields) e l'omonima «Buona vita», singolo che migliaia di fans avevano cantato durante la sua tournee e che da tempo aspettavano fosse disponibile su cd. «È difficile tracciare un bilancio - spiega D'Alessio - Io sono sereno, come sempre». Alla soglia dei 40 anni, il cantante duetterebbe volentieri con Laura Pausini, inciderebbe un brano per la squadra del cuore, il Napoli, e parteciperebbe alla nuova edizione del Festival di Sanremo di cui promuove le capacità del direttore artistico Tony Renis («è la persona più accreditata per fare il Festival»). Con una grinta dettata dagli anni di gavetta trascorsi nei veicoli della città partenopea, l'autore che da sempre ha escluso l'apporto dei grandi mezzi di comunicazione nella scalata al successo si racconta: «Non voglio sembrare irriguardoso, nei confronti delle radio e tv. Ho parteciato a molte trasmissioni, che hanno accresciuto la mia popolarità. Ma continuo a credere che il mio successo abbia avuto un percorso contrario a quello a cui assistiamo abitualmente oggi. Nel senso che ho costretto, ad un certo, i media ad occuparsi di me e non il contrario, ovvero quando questi ultimi costringono milioni di giovani ad interessarsi di qualcosa o di qualcuno». Riguardo ai programmi televisivi, D'Alessio spiega: «Sono la fabbrica delle illusioni. Ma la colpa non è degli ideatori di questi programmi. Una grande responsabilità ce l'ha specialmente la tecnologia. Oggi, chiunque con una tastiera e un computer, può fare musica». La stampa? «Io non ce l'ho con la critica in generale. Chiunque è libero di scrivere che non gli piaccio. Io ce l'ho con quei critici che non ascoltano i dischi, che non capiscono nulla di musica e che sentenziano»..