di GIAN LUIGI RONDI MATRIX REVOLUTIONS, dei fratelli Wachowski, con Keanu Reeves, Laurence ...
ECCOCI a Matrix 3, che forse è l'ultima. Chi ha visto le prime due ricorderà che questa Matrix, un termine da computer da tradursi «matrice», è una macchina gigantesca che, programmando personaggi virtuali cattivissimi, mira ad assoggettare gli uomini. In loro difesa, s'è già visto, è sceso in campo Keanu Reeves uno strano salvatore in veste quasi talare di nome, Neo (da pronunciarsi «Nio» come Dio) che, spalleggiato dal nero Morpheus (interpretato sempre da Laurence Fishburne), seguendo i dettami di un oracolo con sembianze femminili e amoreggiando con una giovane a nome Trinity (Carie-Anne Moss, ancora lei), è deciso a guidare la riscossa degli umani, asseragliati nella città di Zion (pronuncia «Saion»). Nei due primi film lottava, si impegnava, si faceva sostenere da amici, contrastava con fortune alterne i nemici, qui tenta l'ultima sfida, una battaglia interminabile (e sterminata) che mentre oppone lui, sotto una pioggia battente, al Supercattivo (Hugo Weaving), costringe gli umani a battersi contro le macchine scese in campo sotto tutte le forme più terribili, da piovre immense, naturalmente metalliche, a stormi di ragni giganteschi muniti di zampe pronte a stritolare. Alla fine (sì perché, appunto, questa volta c'è una fine), il prode Neo, sempre «volando» vestito da prete e cimentandosi di continuo in un vasto campionario di arti marziali, avrà la meglio, tra luci radiose e musiche trionfali. Il Bene ha vinto, il Male (meccanizzato) ha perso. Lascio agli esegeti dei fratelli Wachowski, sceneggiatori e registi, di scodellare a loro piacimento tutte le possibili interpretazioni filosofiche... teologiche della saga. Comunque la si legge, una cosa è certa: il cinema, grazie anche al digitale, non poteva ricavarne di più. Basti quella battaglia tra cattivi e buoni. È uno spettacolone che toglie il fiato.