Guevara? Piaceva a destra Come ora Tolkien a sinistra
Così suonava la dedica del libro di Roberto D'Agostino del 1986 («Come vivere - e bene - senza i comunisti»). Padre Pio era un uomo di destra, affermava l'anno scorso Baget Bozzo, arruolando il frate con le stimmate tra gli antipacifisti di oggi, un «uomo santamente carnale come il popolo meridionale e sulla carne si era impresso il segno della croce». «Ma il vento/ il vento che piega i cipressi/ perché non solleva, Gesù Maria /la vecchia bandiera dell'anarchia!...», con questi versi Leo Longanesi esprimeva il suo tradizionalismo libertario di sempre nel romanzo illustrato «Una vita». Che cosa lega, assieme a tanti altri, questi temi così diversi e in apparenza senza nesso? La risposta, non solo convincente, ma anche appassionante come un romanzo d'avventure e scientificamente costruita come un buon saggio storico, si può trovare nel libro-pamphlet-dizionario scritto da Luciano Lanna e Filippo Rossi («Fascisti immaginari. Tutto quello che c'è da sapere sulla destra», Vallecchi, 600 pagine, 25 euro). Un libro che ha alla base un'idea di fondo semplice ma convincente come l'uovo di Colombo: in Italia, in questo dopoguerra, c'è stata una maggioranza silenziosa, istintivamente orientata a destra, con i suoi miti, sogni, modi di pensare, tic, idiosincrasie, che non avevano nulla a che fare con la cultura «alta», accademica, maggioritaria, spesso «piagnona», egemonizzata, almeno fino a qualche fa, dalla sinistra comunista. Ebbene, a questa galassia di cultura per anni semicatacombale gli autori si sono proposti di dare voce, seguendo un filo che man mano che si procede nella lettura si scopre tutt'altro che casuale. A cominciare dal titolo, il volume si snoda sul sottile filo del paradosso, perché del fascismo reale, vecchio e nuovo, c'è poco o nulla nel libro, c'è semmai quello che non è mai esistito se non nella testa di tanti idealisti di una destra diffusa. C'è anche molta autoironia, perché si passa spregiudicatamente dal sacro al profano per scavare nell'immaginario, oltre che nelle grandi idee. Nelle oltre cento voci di questo non-dizionario, che è in realtà un grande affresco di storia, cultura e costume, succede così di passare da un saggio sulla Tradizione, dove i referenti sono Gentile, Evola e Del Noce, a un articolo su Tex Willer, incarnazione di un west nostalgico e trasgressivo, nel quale la parola passa al padre del fumetto italiano, Sergio Bonelli. Clint Eastwood, tra Sergio Leone e Callaghan è in compagnia del John Waine di Berretti Verdi. Ma c'è anche il grande Papa polacco, e non manca il nostro giornale, con la sua tradizione politica e culturale di libertà e non conformismo, anche in tempi in cui queste qualità erano rare e rischiose. C'è il Bagaglino, con Lionello che ci spiega «che la destra è ottimista e la sinistra cupa»; e Lucio Battisti, al quale anche la sinistra extraparlamentare non sapeva rinunciare, nonostante veleggiasse in altre direzioni. Insomma c'è un mondo da scoprire o da ritrovare, più ricco e sorprendente di quanto forse la maggior parte di noi, schiacciata dall'omologazione dilagante, avrebbe potuto immaginare.