di ANTONELLO SARNO «DOPO CINQUE anni di esilio volontario dal cinema, ormai sono un regista convalescente».
Scottato dal flop dei «Miei più cari amici» del 1998, Benvenuti ammette senza reticenze di essere rimasto profondamente colpito e disorientato dal clima di paura che, nel cinema, governa le scelte produttive. «Manca il coraggio di produrre qualcosa di nuovo. E così, per evitare di restare anch'io vittima di questo clima di paura, ho preferito ritirarmi e dedicarmi al teatro. Ammetto onestamente che mi sono sentito inadeguato perché, in presenza di questi pesanti condizionamenti, non sapevo più che dire. Insomma, è inutile che mi sforzo di pensare ad una storia nuova e coraggiosa se poi so già che non troverò nessuno che abbia il coraggio di produrmela. E così, la storia d'amore tra me ed il cinema sembrava finita male, con una ferita profonda che mi sono portato dentro a lungo. Poi, finalmente, ho trovato la storia giusta per questo film, che definirei "rilassato" proprio perché fatto in grande tranquillità. E visto il risultato, non posso che dirmi soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto». Nel film la Stefanenko è Lena, una colf russa giunta in Italia con figlioletta al seguito. Facile immaginare che i ritmi borghesi della famiglia in cui lavora la bellissima Lena vengono presto sconvolti dalla presenza della donna, che in Ucraina era avvocato proprio come l'uomo di casa, il supercontrollato Sandro (Benvenuti). Inevitabile che tra i due nasca l'amore, malgrado le continue interferenze di un padre anziano e focoso (Arnoldo Foà) e di tre sorelle antipatiche ed irrisolte (tra cui spicca una Marina Massironi, al suo debutto in un personaggio sgradevole). «Il film è nato attorno al personaggio di Natasha - spiega ancora Benvenuti - che è stata fin dall'inizio la primissima scelta per il ruolo. Poi, il suo provino assolutamente strepitoso ci ha convinto definitivamente della nostra scelta». «Per me questo esordio sul grande schermo è un'occasione di crescita straordinaria - dice la Stefanenko - una crescita che, dopo un anno passato a studiare recitazione, adesso sto proseguendo con il teatro (allo Smeraldo di Milano ndr) dove sarò la protagonista di un musical accanto a Paolo Cevoli, l'assessore in stato confusionale di "Zelig". Dopo tanta tv sul set, i primi giorni, ero intimidita, ma Alessandro mi ha aiutata moltissimo. Al punto che ci sono nuovi progetti per lavorare insieme». La battuta di chiusura spetta di diritto ad Arnoldo Foà. «Quando ho incontrato la splendida Natasha me l'hanno presentata con il suo titolo universitario, cioè ingegnere metallurgico. "Non si preoccupi" le ho detto "Tanto io ce l'ho di ferro!».