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Nel cast Stefania Rocca. «L'horror in Italia ha pagato pesantemente la crisi del cinema»

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Parla Dario Argento, a Roma per le ultime riprese de «Il cartaio» con cui torna al genere degli inizi, il thriller psicologico «Il Male? Sullo schermo è sempre di moda»

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Protagonista del film (prodotto da Opera Film e sceneggiato dal regista romano in collaborazione con Franco Ferrini) è un killer spietato il quale si fa dare la caccia dalla polizia, sfidandola virtualmente a video poker. «Il cartaio (così si firma l'assassino) ha una vera e propria mania per il gioco - afferma Argento - muovendosi nello spazio virtuale della Rete sfida la polizia ad una serie di partite a video poker. Ogni volta che la polizia perde, a rimetterci è sempre una vita umana». «Il cartaio» (film che, girato interamente a Roma, segna il definitivo ritorno di Argento al genere thriller) vedrà protagonisti Stefania Rocca (nei panni di Anna Mari, una giovane ispettrice), Liam Cunningham (un poliziotto americano che lavora presso l'ambasciata americana a Roma) e Silvio Muccino nei panni di un diciannovenne particolarmente estroverso. Argento, nelle note di regia lei afferma che «Il Cartaio» «è un film su quella cosa che non conosce mai crisi: il Male». Si spieghi meglio. «Il Male corre sulle antenne di tutto il mondo, giungendo nei paesi più sperduti come in quelli più evoluti. Il Male è terribile, presente nella storia sin da quando l'uomo ha messo piede sulla terra». Non crede che dopo film di successo come «Tenebre», «Profondo rosso», «Phenomena», ed ora «Il cartaio», qualcuno potrebbe pensare che con il Male lei abbia un rapporto un po' troppo "personale"? «Il mio non è "amore" per il Male: quello che a me piace è poterlo raccontare. Ho scoperto un interesse particolare per queste tematiche sin da adolescente: dapprima, iniziando a leggere i racconti della letteratura macabra e tenebrosa (penso a Poe a Lovecraft). In seguito, lavorando come critico cinematografico, fino al giorno in cui ho realizzato il mio primo film "L'uccello con le piume di cristallo" nel 1969». In Italia dopo un primo, fortunato periodo, il genere horror ha subìto una evidente flessione. Come mai? «La nostra cinematografia rappresenta un caso a parte, essendo formatasi sulla commedia all'italiana. Fino al '92-'93 i film di genere hanno avuto un buon riscontro, lo dimostrano lavori come "Demoni" di Lamberto Bava o "La setta" e "La chiesa" di Michele Soavi. Successivamente, con il subentrare di una dura crisi cinematografica, il cinema di genere è stato sfavorito economicamente, a tutto vantaggio di film che sapessero raccontare il sociale o la storia». Da un punto di vista tecnologico «Il cartaio» presenta delle novità? «A parte l'utilizzo - in realtà assai ben mimetizzato - di numerosi effetti speciali, la novità assoluta di questo film risiede nel tipo di fotografia: è la prima volta che in Italia si fa un film utilizzando esclusivamente la luce naturale. Questo mi ha permesso di restituire al film una sua verità ed un sua maggiore "crudeltà". Per l'occasione, ho lavorato con il belga Benoit Debie, ottimo direttore della fotografia». Che fine ha fatto «Ti piace Hitchcock?», il Tv movie che lei ha scritto per la Rai e che sarebbe dovuto andare in video in questi mesi? «Non se ne sa più nulla. Per me questo resta un grande mistero. Se devo essere sincero, da 12 anni che cerco inutilmente di proporre sia in Rai che in Mediaset dei miei progetti televisivi. Nessuno è mai andato in porto. Vorrei che me ne spiegassero il perché». Che tipo di progetti televisivi le piacerebbe sviluppare? «Vorrei fare come Hitchcock: realizzare una serie di film senza tempo, disancorati dalla storia politica e sociale del momento. Dei film di qualità che si possano vedere e rivedere nel corso degli anni».

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