L'ULTIMO VIAGGIO DELLA CANARIA
Ma è soprattutto un testo di invenzione per quanto riguarda — secondo la nota d'apertura — la «vita privata» dei personaggi convocati da un racconto solcato di azioni e passioni e della malinconia discreta propria della narrativa dell'autrice. Un tocco medio, affidabile che distacca le cose dal loro oscuro corso. Si parte dalla Genova di fine Ottocento, protetta dai suoi riti moderni e affacciata sugli albori della modernizzazione tecnologica. Qui Eleonora, appartenente a una famiglia di armatori, cresce solitaria e «indecifrabile». Da un pittore impara a riconoscere la bellezza dei colori del mare che un giorno vede negli occhi di Sebastiano Garrone, giovane garibaldino di cui si innamora e che sposa entrando per sempre in uno stato di trasognamento. Avrà due figlie, ma non rivedrà più Sebastiano che scompare nell'oceano con la «Canaria», il magnifico veliero della compagnia. «Prosciugata» dal dolore, stranita nell'attesa vana del ritorno del marito, la donna partecipa alla trasformazione della sua impresa. Volano gli anni, Iside, la bella figlia maggiore, sposa Francesco, intraprendente avvocato socialista, e vive «moderatamente felice». Poi scocca la volta del figlio Paolo che si invaghisce di Giugi, una ragazza altera le cui movenze ricordano le «prime apparizioni di Anna Karenina». Il loro matrimonio attraversa gli anni tragici dell'Europa e si consegna, conclusasi la seconda guerra mondiale, alla pace del fastoso scenario della cinquecentesca villa toscana della Gattaiola, dove giunge da Genova la notizia della morte di Eleonora, fino all'ultimo protesa verso un ostile orizzonte dal quale non spunta la sagoma della «Canaria». Così, a infoltire le leggende delle villa fose arriva anche l'immagine dell'ottuagenaria signora che si muove silenziosa tra le storie degli altri con la sua amarissima storia di un'attesa. Francesca Duranti «L'ultimo viaggio della Canaria» Marsillo, 285 pagine, 14 euro