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di TIMISOARA PINTO SCEGLIE i canali tradizionali per promuovere i suoi progetti discografici, ...

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Peter Gabriel, una delle tante rockstar innamorate del nostro paese, torna sul mercato con «Hit», un doppio cd che raccoglie i suoi maggiori successi dal '77 ad oggi, e un dvd con il concerto milanese dello scorso anno, tappa particolarmente vistosa del Growing Up Tour, tra tecnologia ed artifici teatrali. Dimagrito e in tenuta sportiva, l'ex Genesis, musicista di frontiera e guru della worl music, ironizza a proposito di un sua massiccia presenza sul mercato internazionale col nuovo progetto antologico che, tra l'altro, avrà delle caratteristiche peculiari a seconda del paese d'uscita. Poi, lisciandosi il pizzetto bianco e scrutando il mondo con i suoi profondi occhi azzurri, sostiene fino in fondo la sua tesi: «Una rivoluzione musicale è possibile». Tempo fa aveva dichiarato che i suoi bilanci erano in rosso e che avrebbe fatto altri concerti in America per riequilibrarli. È andata così? «Senza l'aiuto dei fans statunitensi, disposti a spendere per il biglietto anche cifre molto alte, lo spettacolo che ho messo in piedi per l'ultimo tour non sarebbe stato neanche ipotizzabile. Inoltre, gli introiti dei live contribuiranno alle varie ristrutturazioni delle tenute in Sardegna. L'industria discografica, come l'abbiamo conosciuta tradizionalmente, sta morendo. I ricavi dalla vendita degli album sono in calo e il trend negativo è destinato a proseguire, lasciando maggiore spazio alle pratiche di download in digitale». Da pioniere della musica elettronica, non si sente responsabile di aver involontariamente causato tutto ciò? «Sì, forse ho contribuito in parte al problema. Oggi esiste una specie di costrizione sulla musica. Tutto dipende da quanto può entrare in un cd, dalla politica delle case discografiche o da problemi di natura amministrativa. Nel mondo digitale, invece, tutte quelle forme di world music, i musicisti che hanno superato la cinquantina o i progetti di piccole dimensioni che non trovano uno sbocco naturale nell'industria tradizionale, possono sopravvivere. Le case discografiche che resteranno arroccate sulle vecchie posizioni soccomberanno. Il mondo della musica è una giungla, ma con Internet come alternativa, un topolino può diventare elefante». Phil Collins si è mostrato più volte favorevole ad una reunion dei Genesis. Lei cosa gli risponde? «Credo che sia meglio fare qualcosa di nuovo che ripiegare sul vecchio. I rapporti sono gli stessi, ma noi siamo invecchiati. Stare insieme è come passare il Natale in famiglia e poi, per il momento, non ci sono progetti concreti. Non escludo, però, del tutto la possibilità, soprattutto se, sulla china della carriera, mi dovessi trovare in difficoltà finanziarie». I suoi progetti a breve termine? «Mi piacerebbe lavorare con altri autori di testi, scrivere brani per soli piano e voce ed esplorare altre lingue, custodirne la melodia, prima che scompaiano dalla faccia della terra. Tornerò in Italia a maggio 2004 con un'appendice del tour che ho definito "Still Growing Up". Lo stesso dello scorso anno ma con qualche brano nuovo in scaletta».

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