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di LUCIA SARTORI QUEST'ANNO i produttori di giocattoli vengono presi di sorpresa dal ...

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Quel che è certo intanto è che dopo il fenomeno Bay-blade, i bambini tornano a far impazzire i genitori in una ricerca spesso infruttuosa; scopo: l'acquisto delle carte di Yu-Gi-Oh! Presentate sul mercato come carte collezionabili con un pacchetto base di 43 pezzi e un prezzo di tutto rispetto oscillante tra i 12 e i 15 euro, hanno convinto presto le nuovissime generazioni di giocatori, bambine incluse e a differenza delle serie collezionabili del passato, vedi Pokemon o Magic, vengono veramente utilizzate per il gioco da tavolo per il quale sono state concepite. Gioco, non facile, ma nemmeno incomprensibile che comunque rischia di essere soppiantato da una versione più spicciola grazie alle regole che i bambini si stanno dando da zero a causa della scarsa disponibilità di carte che la Konami, responsabile della diffusione sta attuando. E già, perché per un qualche incomprensibile o comprensibilissimo meccanismo di mercato, le card arrivano nei negozi col contagocce e subito finiscono nonostante i costi elevati: una bustina di soli nove pezzi per estendere le potenzialità del giocatore, viene proposta tra i 4 e 5 euro. Ad aggiungere desiderio all'attesa c'è anche un cartoon in onda ad orario strategico, intorno alle 14, e un considerevole battage pubblicitario che già preannuncia nuove serie di mostri, magie e trappole, veri protagonisti del mazzo (deck) di gioco. In soccorso dei piccoli consumatori, girano carte di importazione parallela. Si muovono dalla Gran Bretagna e dal Canada; unico neo: sono scritte in inglese, difetto che finisce col diventare pregio quando per lo scontro tra i propri eroi, i bambini cercano di tradurre e farsi spiegare parole e numeri stranieri in una sorte d'insperata English lesson di strada.

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